Mark A. Kellner* – Battle Creek, Michigan, dove fu organizzata 150 anni fa la Conferenza Generale degli Avventisti del Settimo Giorno, sembrerebbe avere un peso maggiore nella nostra memoria di quanto non ne abbia nella realtà. Alcuni cartelli nel centro della città indicano ai turisti il «Villaggio storico avventista», ma a parte il fatto di essere la sede di un noto produttore di cereali per la colazione, poco del luogo ha «sapore» avventista.

Sì, in un angolo del centro c’è il Seventh-day Adventist Tabernacle e diverse centinaia di persone lo frequentano il sabato per studiare la Bibbia e lodare il Signore. Ma se cercate «Il San», come era familiarmente chiamato il Battle Creek Sanitarium, troverete un enorme complesso di uffici federali e una targa storica del sito. John Harvey Kellogg, avventista di lunga data e poi apostata, è definitivamente andato via.

Ho fatto queste cupe riflessioni quando ho visitato la città durante il Consiglio di primavera della Conferenza Generale. La comunione fraterna è stata grandiosa e le presentazioni storiche eccellenti. Ho imparato molto. Però, guidando per Battle Creek, ho notato poche prove di un impatto avventista in città. È anche comprensibile: dopo l’incendio dell’edificio della Review and Herald Publishing Association e la visione di Ellen White che la nostra sede centrale doveva essere vicina a Washington, DC, gli avventisti sono andati via e Battle Creek ha continuato la sua vita per conto suo.

Il dottor Kellogg – il cui fratello, Will, fondò l’omonimo impero di alimenti per la colazione – costruì la grande istituzione del San per vederla poi distrutta da un incendio nel 1902. Ellen White consigliò di non ricostruire la struttura, ma Kellogg non le diede ascolto. Quarant’anni dopo, il governo degli Stati Uniti acquistò la proprietà per farne un ospedale per i soldati della seconda guerra mondiale, e John Harvey Kellogg morì un anno dopo.

Quali sono le lezioni che gli avventisti possono trarre dall’esperienza di Battle Creek? Non faccio un elenco completo ma, dopo aver trascorso cinque giorni nella cittadina, condivido alcuni pensieri.

In primo luogo, Dio conosce la nostra sorte meglio di noi. Per alcuni nostri pionieri e loro successori ampliare l’«impero» a Battle Creek poteva essere una buona cosa. Ma il Signore aveva un piano diverso, e questa differenza ha in qualche modo plasmato il nostro destino. Essere nelle vicinanze di Washington, DC, ha creato grandi opportunità alla leadership e ai membri del nostro movimento, che non avrebbero avuto altrove.

Allo stesso tempo, abbiamo la responsabilità di ricordare il passato. Il Villaggio storico avventista a Battle Creek è un importante patrimonio della nostra storia che deve essere conosciuto di più. Non per vantarci, ma i nostri membri e le persone devono sapere che quanto è iniziato in una piccola città del Michigan ha fatto il giro del mondo.

Infine, dovremmo essere luce nel luogo in cui ci troviamo. Non c’è dubbio che molto è stato fatto per Battle Creek quando era una roccaforte avventista, ma forse si sarebbe potuto fare di più per radicare il nostro messaggio nella comunità. Che cosa sarebbe diventata Battle Creek se il nostro messaggio sulla salute fosse stato diffuso anche dopo che i leader si erano trasferiti sulle rive del Potomac?

Mi chiedo che cosa stiamo facendo oggi in ciascuna delle nostre città in cui abbiamo una presenza importante. Possiamo fare di più per gli altri? Possiamo svolgere un maggior servizio verso chi è nel bisogno fisico e spirituale? Possiamo entrare in contatto con più persone come ha fatto Gesù?

Per me, una delle più grandi lezioni dell’esperienza di Battle Creek è che non solo dobbiamo imparare dal passato, ma dobbiamo anche mettere in pratica questi insegnamenti! Dovunque ci troviamo, dobbiamo essere buoni e fruttuosi ambasciatori di Cristo e della Chiesa avventista del settimo giorno, condividendo la beata speranza con gli altri e aiutandoli a trovare quanto abbiamo scoperto.
*Redattore dell’Adventist Review; articolo pubblicato il 25/05/2013.

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