HopeMedia Italia – È giunto alla conclusione il progetto Dis-play tenuto a Fano, in provincia di Pesaro, dalla Cooperativa Sociale Coss Marche e finanziato grazie ai fondi dell’8xmille della Chiesa avventista. Il progetto era rivolto a ragazzi e ragazze di età compresa tra i 14 e 30 anni e aveva l’obiettivo di prevenire la dipendenza da videogiochi tramite incontri, laboratori e sostegno psicologico.

“È stata un’esperienza interessante” ha commentato Cristiana Santini, psicologa e tra i realizzatori di Dis-play, che ha spiegato “Siamo partiti con un progetto di intervento sull’isolamento dei ragazzi e ci siamo trovati in una situazione in cui era richiesto ai ragazzi di isolarsi. Abbiamo riadattato il progetto per supportare le famiglie a gestire la fatica dell’isolamento forzato dei figli adolescenti. Immaginavamo di lavorare con le scuole e con i ragazzi problematici, ma con la chiusura delle stesse, abbiamo dovuto ripensare il lavoro”.

Le ha fatto eco Luigi Russo, operatore di strada: “Sono soddisfatto dei risultati ottenuti nonostante la pandemia in quanto ogni azione è diventata un servizio pubblico che continuerà ad esistere anche a progetto è terminato”.

Nonostante le varie difficoltà impreviste, il progetto è proseguito con ottimi sviluppi.
“Abbiamo preso in carico otto giovani, più vari ragazzi che orbitano nella nostra area di influenza. Le richieste sono state così tante da dare uno stop agli ingressi per mancanza di risorse, questo la dice lunga su quanto grande sia il bisogno di ascolto da parte dei nostri ragazzi” ha spiegato Russo.

Dis-play era rivolto anche alle famiglie e prevedeva interventi domiciliari per i casi di isolamento gravi. Nella nuova realtà basata sul distanziamento swono stati possibili i contatti tramite le piattaforme digitali. 
“Abbiamo utilizzato Google Meet che ha il vantaggio di essere facilmente accessibile ma che nel tempo è limitante” ha riferito Russo “Dopo mesi di incontri online i ragazzi sentivano il bisogno di conoscersi dal vivo. Il digitale ha permesso ai più timidi di non mostrarsi troppo, esponendosi in maniera graduale prima con la chat, poi con il video”.

Altro punto forte del progetto sono stati i laboratori, soprattutto quello di scrittura creativa che è stato anch'esso rimodulato online. “I ragazzi hanno utilizzato lo schermo come spazio di creatività, si sono divertiti a rielaborare i loro volti grazie ai filtri disponibili sulle piattaforme e hanno simulato il passaggio di oggetti da un monitor all’altro creando una sorta di catena virtuale. Con il gioco hanno fronteggiato la paura del Covid” ha raccontato la dottoressa Turani.

Si è così formato un gruppo di 13 persone con tante cose da dire. Le loro produzioni diventeranno un libro intitolato La condizione irriverente.

Per sapere di più visita il sito: ottopermilleavventisti.it/

 

 

 

 

 

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