La prima venuta di Gesù sulla terra è straordinaria, non soltanto perché fu profetizzata con migliaia di anni di anticipo, ma anche perché i dettagli della sua passione e della sua morte si sono avverati in modo esatto.
Silviu Miron – I testi sacri dell’Antico Testamento usavano diverse espressioni per riferirsi al Salvatore divino che doveva arrivare. Alcune sono arrivate a definire l’immagine del Messia così: la Progenie della Donna, la Stella di Giacobbe, il Profeta, il bastone del comando di Giuda, il Figlio di Davide, l’Unto (o il Messia), Emmanuele, il Servo di Yahweh.
Per più di un millennio e mezzo, dalla partenza dall’Egitto e dalla fondazione della nazione israelitica fino alla nascita di Gesù, le speranze del popolo ebraico erano ancorate all’evento della venuta del Messia. Nel sogno giudaico, il Messia era immaginato come un leader politico carismatico, un guerriero instancabile, un re brillante e un sacerdote fedele che avrebbe portato giustizia e riforma. Il Messia era paragonato al profeta Mosè o ai soldati Maccabei, che avrebbe superato in azioni, potere e gloria.
Le aspettative giudaiche non furono soddisfatte dal Maestro di Nazareth. Lo stupore derivava dal fatto che gli ebrei non compresero ciò che gli scrittori ispirati dell’Antico Testamento avevano ripetutamente predetto: il Messia sarebbe venuto per soffrire, per essere afflitto e per morire.
Cronaca di una morte annunciata
L’Antico Testamento contiene 22 riferimenti al tradimento, al processo e alla crocifissione di Gesù. Tutte le profezie si sono avverate con sorprendente accuratezza nello spazio di sole 24 ore. Nel descrivere la scena dell’ultima cena, l’evangelista Giovanni mostra Gesù che identifica il suo traditore offrendogli un pezzo di pane (Giovanni 13:26). Si tratta dell’adempimento di una profezia contenuta nel Salmo 41, che dice: “Anche l’amico con il quale vivevo in pace, in cui avevo fiducia, e che mangiava il mio pane, si è schierato contro di me” (v. 9).
Gli autori dell’Antico Testamento non avevano profetizzato solo l’atto del tradimento, ma anche il prezzo con cui Gesù sarebbe stato venduto ai sacerdoti. Secoli prima della nascita di Giuda Iscariota, il profeta Zaccaria scrisse: “mi pesarono il mio salario: trenta sicli d’argento” (Za 11:12). L’evangelista Matteo confermò che i capi dei sacerdoti “gli [a Giuda] fissarono trenta sicli d’argento” (Mt 26:15).
Il ritratto profetico del Messia, probabilmente più impressionante e completo dell’Antico Testamento, si trova nel capitolo 53 di Isaia. Il “Servo del Signore” è descritto qui con parole quali “disprezzato e abbandonato dagli uomini”, “uomo di dolore, familiare con la sofferenza”, “trafitto a causa delle nostre trasgressioni”, “stroncato a causa delle nostre iniquità”. Ogni espressione di Isaia, pronunciata otto secoli prima di Cristo, descrive accuratamente gli aspetti della vita di Gesù di Nazareth. “Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la bocca” si legge al versetto 7. Gli evangelisti confermano che Gesù aveva taciuto di fronte ai suoi accusatori e giudici.
Quando trascinava la sua pesante croce lungo la via Dolorosa, ma anche quando venne crocifisso, Gesù fu schernito dalla folla. “E quelli che passavano di là, lo ingiuriavano, scuotendo il capo” (Mt 27:39) in segno di disapprovazione e disprezzo. Un dettaglio che era stato anch’esso predetto: “Sono diventato per loro un oggetto di scherno; quando mi vedono scuotono il capo”, (Salmo 109:25).
“essi guarderanno a me, a colui che essi hanno trafitto, e ne faranno cordoglio come si fa cordoglio per un figlio unico, e lo piangeranno amaramente come si piange amaramente un primogenito”. Queste parole sembrerebbero tratte dai testi dei Vangeli, in realtà sono state scritte dal profeta Zaccaria (12:10) molto prima che si realizzassero nella vita di Cristo. La crocifissione fu vista con sguardo profetico dal re Davide: “Poiché cani mi hanno circondato; una folla di malfattori m’ha attorniato; m’hanno forato le mani e i piedi” (Salmo 22:16). Come il Vangelo di Luca (23:34), il Salmo 22 menziona anche le vesti di Cristo, tirate a sorte dai soldati romani: “spartiscono fra loro le mie vesti e tirano a sorte la mia tunica” (v. 18).
Un’altra profezia dell’Antico Testamento sugli ultimi giorni della vita di Cristo riguarda la sua tomba. “Gli avevano assegnato la sepoltura fra gli empi, ma nella sua morte, egli è stato con il ricco, perché non aveva commesso violenze né c’era stato inganno nella sua bocca” (Isaia 53:9). Otto secoli dopo, un uomo ricco di nome Giuseppe d’Arimatea chiese al governatore Pilato il permesso di prendere il corpo di Gesù. ” E, trattolo giù dalla croce, lo avvolse in un lenzuolo e lo mise in una tomba scavata nella roccia, dove nessuno era ancora stato deposto” (Luca 23:53).
Probabilità e certezza di una conclusione
Gli ebrei non erano preparati a incontrare un Messia nato in una mangiatoia, all’interno di una famiglia umile, e che sarebbe stato vittima di sofferenze, percosse, insulti, false accuse e tradimenti. La loro delusione era il risultato di un esercizio ermeneutico accattivante ma errato. È vero che gli autori dell’Antico Testamento avevano anche scritto a proposito della gloria del Messia, e di un regno universale di pace e giustizia. La strada per quel regno, però, doveva passare dalla collina del Golgota. I contemporanei di Gesù preferirono non considerare le profezie circa la passione e la morte di Cristo, concentrando la loro attenzione su quei dettagli che si adattavano alle loro aspettative.
Le profezie sul Messia, tuttavia, confermano al lettore della Bibbia in ogni luogo e tempo, che Gesù è l’unico e solo vero Messia. L’adempimento dei dettagli profetici è fuori dal controllo dell’uomo o della natura. Rispetto alle affermazioni di alcuni scettici, lo studioso Peter Stoner commenta così: “Se queste le stime sono considerate corrette, una sola persona su quanti uomini, in tutto il mondo, adempirebbe tutte le otto profezie? A questa domanda si può rispondere applicando i nostri principi di probabilità. Il numero finale è 1 su 10.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000” – P. Stoner, Science Speaks (La scienza parla), Chicago, Moody Press, 1963, p. 109.
[Fonte: st.network. Traduzione: V. Addazio]