La collaborazione con i volontari di polizia, vigili del fuoco e protezione civile rende possibile la distribuzione dei pacchi.

HopeMedia Italia – “Sono momenti indescrivibili quelli che stiamo vivendo. Attimi che faranno storia, capaci di strapparti il cuore lasciandoti disorientato. Se lo sguardo non fosse rivolto verso il cielo che adesso è pieno di nubi nere e buie, se lo sguardo non fosse concentrato a scrutare il raggio di luce del nostro buon Dio, saremmo persi e desolati, ma quel raggio c’è ed è caldo e avvolgente e ci consola e ci cura”. A parlare è Sabrina Casciola, responsabile del coordinamento di Adra Italia a Rieti, che con forza continua l’attività solidale dell’agenzia umanitaria reatina, anche se con difficoltà.

“Durante questa emergenza, Adra Rieti ha ridotto sensibilmente il proprio personale non più giovanissimo, secondo le indicazioni ricevute. Attualmente sono rimasti in servizio solo cinque volontari compresa la sottoscritta, per servire un bacino di circa 700 persone tra Rieti, Amatrice e il resto della provincia. Nulla si è fermato ma tutto è diventato più difficile e faticoso, così abbiamo chiesto aiuto e soccorso a diverse realtà che già conoscevamo” spiega Casciola.

I volontari di polizia, vigili del fuoco e protezione civile, insieme ai ragazzi di Adra, hanno reso possibile la distribuzione dei pacchi alimentari. “Sono stati raggiunti anche i nostri assistiti più anziani nelle loro case, tutelandoli il più possibile, e le famiglie con casi di patologie importanti, di disabilità e realtà oncologiche” aggiunge la responsabile reatina.

Amatrice
Ad Amatrice, dove tutto si è fermato da circa quattro anni a causa del terremoto, il coronavirus ha bloccato l’attività di ricostruzione e ogni prospettiva di ripresa.
“Amatrice è ora ancora più spettrale, più silenziosa” dice Casciola “Quei pochissimi negozi che operavano sono nuovamente chiusi come dappertutto. La neve che scendeva martedì scorso in quelle vallate amatriciane era rumorosa e in quel silenzio mi sono incontrata con alcuni dei nostri soliti assistiti che, però, non erano proprio i soliti, sembravano tutti più soli e impauriti; i più anziani erano incapaci di accettare questa nuova e insolita situazione”.

Due esperienze
La responsabile di Adra Rieti racconta due esperienze vissute durante la sua visita alla cittadina terremotata la scorsa settimana.
“L’ultima volta mi hanno colpito in particolare due incontri, quello con un nostro giovanissimo assistito che vive da solo. Ha 21 anni e l’ho trovato per strada ad aspettarmi. Mi aveva telefonato proprio mentre ero in viaggio per chiedermi quando ci saremmo visti. Gli avevo risposto che stavo andando da lui. Un attimo di silenzio e poi la voce emozionata che diceva: ‘Meno male non ho più niente in casa. Ieri ho finito l’ultimo pacco di riso’. Ho accelerato un po’ e quando ero nei pressi della sua abitazione l’ho visto da lontano: camminava avanti e indietro come un animaletto in gabbia. Era felice di vedermi. Poi, arrabbiato e nervoso, mi raccontava della sua sensazione su questo ‘maledetto male invisibile’”.

Mi sono resa conto che non aveva compreso appieno la gravità, l’ho capito da particolari e da gesti. Le sue mani ferite per motivi di lavoro erano medicate alla meglio e nessun presidio medico proteggeva la bocca e il naso. Abbiamo parlato un po’ e ho cercato di spiegare al giovane, senza volerlo impaurire ma per renderlo consapevole, quanto si rischia se non si è attenti”.

L’altra esperienza riguarda un uomo che non era una assistito di Adra. “Vedendomi ripassare per la seconda volta su un sentiero innevato” racconta Casciola “si è messo in una posizione per cui dovevo fermarmi per forza. Così ho capito che voleva parlarmi per chiedermi qualche cosa e infatti mi ha domandato se avessi qualcosa da mangiare. Sono molto attenta ogni volta che qualcuno, di cui non conosco la situazione, mi chiede un pacco alimentare. Cerco di valutare per non cadere nell’errore di fare dell’assistenzialismo inutile. Ma questa, si capiva bene, era una situazione difficile. Ho parlato con lui e poi con sua moglie; ho ascoltato il loro bisogno materiale e la loro disperazione per aver perso un figlio pochi anni fa, in un incidente stradale”.

Cucire mascherine
Un’altra attività intrapresa dalla direttrice del coordinamento di Rieti riguarda la realizzazione di mascherine molto richieste nell’emergenza Covid-19. “Si svolge tra le quattro mura di casa mia. Sappiamo tutti della grande difficoltà di reperire mascherine di protezione in questo periodo”.

I prodotti finiti sono stati regalati a parenti e amici, ma anche a un gruppo di volontari della protezione civile e di operatori dell’ospedale. “Siamo coscienti che questi presidi non sono omologati” precisa Casciola “ma sono fatti di cotone a trama fittissima e cuciti a doppio strato, con una tasca interna per inserire il filtro da cambiare. Sono realizzate con i criteri usati per le mascherine chirurgiche e possono essere sanificate ogni volta dopo l’uso. Diverse persone si sono mobilitate per reperire materiale che poi viene usato per continuare questa produzione”.

Adra Italia (Agenzia Avventista per lo Sviluppo e il Soccorso) è presente in 37 città del territorio nazionale. Assiste circa 2.500 famiglie grazie all’impegno di 500 volontari. In queste settimane sono aumentate le richieste di aiuto.

“Preghiamo il Signore perché, in modi diversi, tutti possiamo fare la nostra parte e che possa assisterci in questo momento così difficile e terribile” conclude Sabrina Casciola.

[Foto: Coordinamento Adra Italia di Rieti]

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