M28-APLR_intervista a Davice RomanoMaol – Il nuovo anno scolastico è ormai iniziato per decine di migliaia di alunni e studenti. Nei programmi didattici a tutti i livelli è previsto l’insegnamento della religione cattolica (Irc). Sull’argomento Il Messaggero avventista online ha rivolto alcune domande al past. Davide Romano, direttore del dipartimento Affari Pubblici e Libertà Religiosa presso l’Uicca.

Messaggero avventista online: Perché nella scuola pubblica di uno Stato laico si insegna la religione cattolica?
Davide Romano: L’insegnamento della religione cattolica è in sostanza «figlio» del concordato tra lo Stato italiano e la Chiesa cattolica-romana, e «nipote», se vogliamo dirla tutta, dell’antico Statuto Albertino. Il concordato è a sua volta, l’espressione – discutibile quanto si vuole – di una situazione storica, «sociale e geografica» dell’Italia (con la presenza in essa di uno Stato Vaticano) del tutto peculiare nel panorama delle democrazie occidentali. Durante la revisione del vecchio concordato del 1929, avvenuta nel 1984, l’obbligatorietà dell’ora di religione cattolica fu abrogata, quindi da allora divenne facoltativa. Ma pur sempre ben presente nel calendario scolastico.

Maol: Qual è la nostra posizione sull’Irc?
D. R.: Si tratta di un istituto anacronistico, ingiusto e potenzialmente discriminatorio. Anacronistico: perché in una società italiana sempre più multietnica e multireligiosa, la scuola pubblica non dovrebbe accordare un così vistoso privilegio a un’unica religione, per quanto ancora largamente maggioritaria. Ingiusto: perché il principio di laicità delle istituzioni pubbliche ne esce largamente intaccato. Potenzialmente discriminatorio: in quanto costringe, di fatto, coloro che non sono cattolici a separarsi dal resto della classe, finendo spesso in una specie di limbo scolastico privo sovente di contenuti formativi ed educativi. La nostra chiesa, in dialogo con le altre minoranze religiose italiane, auspica un superamento dell’Irc a beneficio di un insegnamento multidisciplinare sulle religioni, e promuovendo altresì materie quali l’educazione civica e l’educazione alla convivenza.

Maol: Che cosa possiamo fare perché i nostri figli non seguano quest’ora?
D. R.: Chiedere, al momento dell’iscrizione, di poter compilare il modulo mediante il quale si dichiara di non avvalersi di tale insegnamento. Tutti gli istituti scolastici e le relative segreterie sono obbligate a porre il quesito e fornire il modulo di esonero suddetto. Anche quando l’iscrizione avvenga online.

Maol: Restare in classe durante l’Irc non può essere l’occasione per dare una buona testimonianza della nostra fede?
D. R.: Avvalersi dell’ora di religione cattolica non garantisce alcuna reale possibilità di testimonianza o di interlocuzione, perché essa non è quasi mai strutturata in forma dialogica e inclusiva delle diverse culture e forme religiose. Ciò non toglie che in situazioni contingenti, e magari con taluni insegnanti di mentalità più aperta, non si possano fare anche delle esperienze positive; rimangono tuttavia situazioni episodiche.

Maol: Spesso le scuole disattendono la normativa sull’organizzazione delle attività alternative. C’è qualcosa che i genitori possono fare perché sia attuata?
D. R.: Durante la compilazione del modulo di astensione, si deve altresì indicare il modo in cui si preferisce occupare le ore non fruite dell’Irc. Si può scegliere tra attività formative alternative, secondo quanto previsto dalla circolare ministeriale (386/1985), oppure studio individuale, con l’aiuto di un docente o ancora la non presenza a scuola, specie quando l’Irc è collocata in prima o ultima ora dell’orario obbligatorio.

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