Straniera, invisibile, emarginata. Poi qualcosa cambia nella vita di Agar. Trova accoglienza e ascolto. Il racconto biblico in Genesi ci invita confidare e a lasciarci trovare da Dio, anche nelle situazioni senza via d’uscita.
La serie Living Covenant, “Patto vivente”, pubblicata qui, sul magazine avventista Adventist Record, esplora la vita di alcune figure straordinarie della Bibbia. Nelle prime fasi di pianificazione della rubrica, la nostra redazione ha riflettuto sui personaggi dell’Antico Testamento, che avrebbero dovuto essere presentati: Mosè, Elia, Giuseppe, Daniele, Davide… E la lista continua. Ma il nome che Dio mi ha messo nel cuore era un altro, Agar.
In alcune rivisitazioni bibliche, Agar è stata vista come un ostacolo nella storia di Sara e Abramo; una donna cattiva, sprezzante e orgogliosa che rappresentava un impedimento nella santa discendenza del popolo di Dio. Se guardiamo indietro, invece, e analizziamo più attentamente, potremmo iniziare a considerare la storia in modo nuovo. Le sue esperienze ci ricordano qualcosa di importante: coloro che sono trascurati o ignorati, sono visti e apprezzati da Dio.
La vicenda di Agar è unica, ma corre parallela a una storia biblica che tutti conosciamo molto bene. Agar è proprio come Israele. Era un’egiziana ridotta in schiavitù dagli Israeliti, proprio come loro stessi saranno schiavi in Egitto. Divenne una minaccia per Sara quando ebbe un figlio da Abramo, proprio come gli Israeliti divennero una minaccia per il faraone quando crebbero di numero. Subì abusi come schiava, proprio come gli Israeliti in Egitto: entrambi fuggirono per sottrarsi alla loro situazione, ma Dio ascoltò la loro angoscia e andò incontro a entrambi nel deserto, con la promessa di un grande avvenire. In ambedue le situazioni, Dio si rivelò come colui che vede e ascolta il grido di coloro che sono in difficoltà.
Genesi, capitolo 16, è il punto in cui la schiava egiziana, Agar, entra nella narrazione. I commentatori biblici hanno diverse teorie sulle sue origini (per qualcuno era figlia del faraone ) e su come sia arrivata a quella posizione. Un’ipotesi è che il faraone l’avesse donata ad Abramo dopo che Sarai, spacciata per sorella del patriarca, fu portata nell’harem (l’episodio è raccontato in Genesi 12:10-20, ndr).
A prescindere dal passato di Agar, sappiamo che era egiziana e viveva prigioniera come serva in una comunità e in una cultura straniere. Ho avuto un piccolo assaggio di quel senso di disorientamento quando, all’inizio del nostro matrimonio, mio marito ed io ci siamo trasferiti dall’Australia alla Nuova Zelanda. Sebbene i due Paesi siano molto simili, lasciare la metropoli di Sydney alla volta della cittadina di Palmerston North mi ha dato la sensazione di entrare in territorio straniero. Avevo vissuto a Sydney per 24 anni e lì avevo la sicurezza di un gruppo affiatato di amici. Era un periodo di solitudine e chiedevo a Dio ogni giorno di donarmi un’amica intima come quelle che mi ero lasciata alle spalle. Se ho provato quel tipo di isolamento in un contesto familiare, posso solo immaginare quanto sia stato difficile per Agar. La sua origine egiziana comportava che avrebbe dovuto imparare una nuova lingua, nuove usanze e pratiche, e avere un nuovo Dio, unico, diverso dalle molteplici divinità egizie.
Agar aveva subito uno shock culturale e la vita era cambiata. era diventata serva alle dipendenze di Sara, la moglie di Abramo. Agar è stata usata come mezzo per ottenere il figlio che Dio aveva promesso ad Abramo e sua moglie. Nella cultura dell’epoca, l’incapacità di generare figli era vista come un problema solo femminile. Si credeva che l’uomo fosse sempre in grado di piantare un seme; se poi il seme non si fosse concretizzato con un figlio, il fatto era interpretato come un giudizio divino contro la donna. Così, quando Agar scoprì di essere incinta del figlio di Abramo, l’evento fu accolto come una benedizione di Dio nei confronti di lui e, per estensione, come una maledizione per Sara.

Il cambiamento delle dinamiche causo tensioni tra la schiava e la sua padrona. Quando Agar seppe di aspettare un bambino, la Scrittura dice che guardava con disprezzo Sara. Fu un mutamento di atteggiamento che, sebbene comprensibile considerando gli anni di sottomissione, non fece che accrescere la gelosia e il risentimento della padrona. Abramo scelse di non essere coinvolto nella disputa, rinunciò ai suoi diritti su Agar, lasciandola nelle sole mani della moglie. Sara trattò molto male Agar che vide come unica soluzione la fuga.
È a questo punto della storia che accadono alcuni eventi grandiosi.
Mentre Agar, incinta, fuggiva nel deserto verso la sua casa in Egitto, “l’angelo del Signore” le apparve e le trasmise un difficile comando da parte di Dio. Le disse: “Torna dalla tua padrona, e umiliati sotto la sua mano” (Genesi 16:9). E poi fece ad Agar una promessa che potrebbe essere considerata equivalente alla promessa per Abramo di una prole numerosa: “Io moltiplicherò grandemente la tua progenie e non la si potrà contare, tanto sarà numerosa” (v. 10). Entrando più nei dettagli, l’angelo dice ad Agar: “Ecco, sei incinta e partorirai un figlio; lo chiamerai Ismaele, perché il Signore ha udito la tua afflizione. Egli sarà un uomo come un asino selvatico; la sua mano sarà contro tutti e la mano di tutti contro di lui; vivrà in ostilità verso tutti i suoi fratelli” (v. 11,12). La parte della promessa relativa all’asino potrebbe sembrarci strana, ma Agar la sentì come una buona notizia perché nella cultura dell’epoca gli asini selvatici erano ammirati per la loro libertà (come si legge in Giobbe 39:5-8). In quella promessa di Dio, Agar comprese che i suoi figli avrebbero avuto un futuro di libertà, anche se non senza un prezzo, ma sarebbero stati un popolo forte e resiliente. Questo momento è così significativo per Agar che dà a Dio un nome: El Roi (che significa “Tu sei il Dio che mi vede”), “perché disse: ‘Ora ho visto Colui che mi vede’” (v. 13). La schiava che era stata invisibile nella casa di Abramo e Sara ora era la prima persona nella Bibbia a dichiarare che Dio è “El Roi”, il Dio che vede.
In un contesto diverso, Dio ha visto anche me, nel mio isolamento. Dopo essermi trasferita in una nuova città, le mie preghiere quotidiane per trovare un’amica sono state esaudite ed è stato molto meglio di quanto avrei potuto immaginare.
Quello raccontato nell’Antico Testamento non è l’unico incontro di Agar con Dio. Più avanti, in Genesi 21, Sara chiese ad Abramo di mandare via Agar e suo figlio, Ismaele. Dopo essersi consultato con l’Eterno, Abramo diede acqua e cibo ad Agar e mandò via lei e il figlio, a vagare nel deserto di Beer-Sceba. Quando le loro risorse finirono , Agar riparò Ismaele sotto un cespuglio e, singhiozzando, si sedette “a circa un tiro d’arco di distanza” perché non sopportava di vederlo morire. “Dio udì la voce del ragazzo; e l’angelo di Dio chiamò Agar dal cielo e le disse: ‘Che hai, Agar? non temere, poiché Dio ha udito la voce del fanciullo là dov’è. Alzati, prendi il ragazzo e tienilo per la mano, perché io farò di lui una grande nazione’”. (Genesi 21:17,18). Dio apri gli occhi di Agar che vide un pozzo d’acqua e, come promesso, il Signore restò con loro mentre Ismaele cresceva.
Agar è stata cercata personalmente da Dio. Era emarginata su più fronti come donna, schiava, straniera e in seguito madre single. Fu la prima persona menzionata nella Genesi a ricevere la visita dell’angelo del Signore, la prima menzionata nella Bibbia a dare un nome a Dio e una delle poche donne dell’Antico Testamento di cui si ricordano due incontri diretti con il Signore.
Con la storia di Agar vediamo che l’amore di Dio non si limita ai personaggi principali, si estende anche a coloro che sono ai margini. Il suo cuore è rivolto agli oppressi, indipendentemente da nazionalità, genere o status sociale. Colui che Agar chiamò “El Roi”, è lo stesso Dio che vede e si prende ancora cura dei dimenticati del tempo presente. La domanda è: lo facciamo anche noi?
Danelle Stothers è vicedirettore di Adventist Record.
[Fonte: record.adventistchurch.com. Tradotto da Veronica Addazio, Hope Media Italia].
[Immagini: Tilixia-Summer, Pixabay.com; record.adventistchurch.com].







