Michele Abiusi – Vorrei soffermarmi su un episodio della vita di Gesù, avvenuto durante le festività pasquali a Gerusalemme, presso una famosa piscina, la piscina di Betesda. L’episodio è riportato nel Vangelo di Giovanni.

Dopo queste cose ci fu una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Or a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, c’è una vasca, chiamata in ebraico Betesda, che ha cinque portici. Sotto questi portici giaceva un gran numero d’infermi, di ciechi, di zoppi, di paralitici, [i quali aspettavano l’agitarsi dell’acqua; perché un angelo scendeva nella vasca e metteva l’acqua in movimento; e il primo che vi scendeva dopo che l’acqua era stata agitata era guarito di qualunque malattia fosse colpito]. Là c’era un uomo che da trentotto anni era infermo.  Gesù, vedutolo che giaceva e sapendo che già da lungo tempo stava così, gli disse: ‘Vuoi guarire?’. L’infermo gli rispose: ‘Signore, io non ho nessuno che, quando l’acqua è mossa, mi metta nella vasca, e mentre ci vengo io, un altro vi scende prima di me’. Gesù gli disse: ‘Àlzati, prendi il tuo lettuccio e cammina’.  In quell’istante quell’uomo fu guarito; e, preso il suo lettuccio, si mise a camminare” (Giovanni 5:1-9).

La tradizione dell’epoca diceva che questa piscina era meta di pellegrinaggi perché la sua acqua era ritenuta miracolosa. Si pensava che a volte un angelo toccasse l’acqua della vasca e il primo malato che fosse entrato nell’acqua in quel momento sarebbe stato guarito dalla sua infermità.

Questa credenza popolare aveva messo in moto tutto un sistema di costruzioni attorno alla piscina, per proteggere i pellegrini dal sole e dal freddo. Chi poteva affittare delle camere o chi viveva di commercio, doveva trarre certamente un beneficio da questa tradizione. I religiosi sicuramente coordinavano gli arrivi e le partenze da tutto il Paese, e magari anche dall’estero. Possiamo immaginare che in quella piazza ci fossero portatori di ogni tipo di infermità.

Ma il tempo passava inesorabile e allora i più poveri dovevano darsi da fare chiedendo l’elemosina e sistemandosi nel quartiere trasformato per loro in luogo di lavoro e di sopravvivenza.

Quando Gesù arrivò a Betesda, si guardò intorno e vide un paralitico. Era infermo da 38 anni. Doveva essere a Betesda da molti anni e ormai, pare, non pensasse più alla guarigione.

Forse era vero che non avesse nessuno ad aiutarlo a entrare nell’acqua quando questa si muoveva… Ma è più probabile che si fosse così abituato alla sua situazione di paralitico, che comunque gli dava da vivere e non pensare a nient’altro. Magari era divenuto un personaggio importante del luogo che gli altri rispettavano. Forse era il responsabile della questua locale o forse non credeva più nella storia dell’angelo e dell’acqua benedetta.

Troppi anni aveva trascorso invano presso quella piscina.

Gesù guarisce
Forse era solo una tradizione, una leggenda per gli ingenui o per i nuovi arrivati. Comunque Gesù si avvicinò proprio al nostro uomo e gli pose una domanda: “Vuoi guarire?”.
Il Maestro voleva risvegliarlo: “Veramente vuoi guarire?”. Sei qui per guarire o per fare i tuoi affari? Che cosa vuoi dalla vita? Sei soddisfatto di come sei?

Il paralitico gli rispose con quella che io chiamo una scusa per nascondere le sue motivazioni ormai ben diverse: “Non ho nessuno che mi metta nella piscina quando l’acqua è agitata. Quando sto per entrarci un altro scende in acqua prima di me”.
E allora Gesù gli disse: “Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina”. In altre parole, Gesù voleva dirgli: “Non hai bisogno dell’aiuto di nessuno e neppure dell’acqua di Betesda. Basta che tu creda alla mia parola e sarai guarito. Alzati! Cammina!”.

A quell’ordine, il malato credette, sentì una forza spingerlo a muoversi e si alzò, prese le sue cose e partì da Betesda per non tornarvi più.

Penso a quanti credenti sinceri compiono viaggi interminabili, spendendo a volte cifre incredibili per raggiungere luoghi considerati sacri e miracolosi. Nella religiosità popolare si ritiene che Dio sia presente in un luogo più che in un altro. Si pensa che un santuario abbia un potere superiore rispetto a un altro. Si crede che un’acqua sia più santa o benedetta di un’altra. Si mantiene l’idea che Dio ascolti più le preghiere innalzate da credenti inginocchiati in una chiesa piuttosto che in un’altra.

Se la tradizione fosse stata vera
Immaginate per un attimo che la tradizione di Betesda fosse vera e che veramente ogni tanto Dio inviasse un angelo a muovere l’acqua della piscina per guarire unicamente il primo che vi si bagnasse. In questo caso Dio premierebbe il più svelto, forse colui che usava ogni mezzo pur di arrivare per primo, forse qualche ricco che poteva pagarsi degli aiutanti. Erano comunque esclusi i malati gravi o i più poveri. Questi non arrivavano mai in tempo.

Così, a Betesda, Dio avrebbe istallato un sistema per premiare ancora una volta i potenti, i ricchi, i meno bisognosi. E inoltre, fra decine, forse centinaia di malati, Dio ne premiava solo uno. Gli altri avrebbero aspettato che Dio desse il via per un’altra corsa, come in un’arena olimpica. Forse fra un mese o magari fra un anno, in occasione della festa patronale o nazionale…

Che Dio sarebbe questo? Un Dio ingiusto! Un Dio parziale! Un Dio che non risponde alla fede o al bisogno dell’uomo, ma alla sua capacità di correre più svelto di un altro o di pagare un costo più elevato! Un Dio creato a nostra immagine!

Gesù a Betesda
Cari lettori, meno male che Gesù è sceso a Betesda!
Gesù mi insegna che ciò che conta è credere in lui e in nessun altro.
È Gesù l’acqua della vita e se io mi avvicino a lui, non ho bisogno di piscine, di vasche o di acque benedette.
È Gesù la salvezza e devo rispondere alla sua chiamata: “Venite a me voi tutti che siete stanchi e oppressi: io vi farò riposare” (Matteo 11:28, Tilc).

Non  ho bisogno di pellegrinare verso santuari o terre ritenute sante per cercare o per comprare dei ricordi miracolosi, perché Gesù è sceso fra di noi con un obiettivo preciso: “il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto” (Luca 19:10, Cei).

È lui che mi cerca ogni giorno, ogni momento. Devo solo accettare la sua offerta di salvezza. Qui dove sono, in questo momento, Gesù mi chiede: “Vuoi guarire?”.

Potete trovare qualcosa che Gesù non vi possa dare? Allora perché andare altrove? Accettate l’offerta di Gesù e lui vi accoglierà con amore, qualunque sia il vostro bisogno.

Questo è il messaggio meraviglioso della parola di Dio, che vi incoraggio a leggere, ad amare e a seguire.

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