“Non farai falsa testimonianza contro il tuo prossimo”, questo il nono comandamento tratto dalle Sacre Scritture in Esodo 20:16. Sembra quasi riferirsi a quanto accade in un tribunale civile con i testimoni che sono chiamati a parlare.

Ma il concetto si estende anche in contesti diversi. Dovunque ad esempio le calunnie, le false accuse, le dicerie senza fondamento, costituiscono una violenza verbale ai danni del prossimo. E ancora tanto altro. E non è solo sbagliato condannare o calunniare un innocente, ma anche assolvere o non far condannare un colpevole.

La falsa testimonianza ha anche una valenza religiosa. La parola testimonianza infatti, nella Bibbia, ha a che fare con la parola di Dio. E se la testimonianza è la parola di Dio, la falsa testimonianza è la falsa parola di Dio.

Ѐ legittimo togliere la locuzione contro il tuo prossimo”, assolutizzando il comandamento in non dire falsa testimonianza”?

Ed è giusto mentire per salvarsi la vita o salvare quella di qualcun altro, quando questa è messa ingiustamente in pericolo? Le mezze verità sono mezze bugie oppure no?

Qual è il senso ultimo di questo comandamento e quale significato assume anche per noi, oggi?

Mario Calvagno e Carmen Zammataro intervistano il pastore Saverio Scuccimarri, decano della Facoltà Avventista di Teologia e responsabile della redazione religiosa della Casa editrice ADV.

Foto: 2512765 © Sharpshot  Dreamstime.com

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