In questa quarta puntata Giovanni Varrasi e Claudio Coppini affrontano il periodo del 1400 e il 1500, che nelle corti italiane è stato un periodo fulgido dal punto di vista artistico, ma anche politico e scientifico.
È stato chiamato, per questo, Rinascimento, un periodo che è compreso tra il governo fiorentino di Lorenzo il magnifico ( seconda metà del 1400) e il concilio di Trento (1545-1563), con l’inizio della controriforma cattolica e degli stili manieristi nell’arte.
Qual’è il ruolo della poesia nel Rinascimento?
Ha avuto una circolazione diffusa, nel senso che ciascuno dei duchi, dei principi, dei cardinali, degli uomini di corte, dei nascenti intellettuali, si è misurato con la poesia, con la scrittura di aforismi poetici, rime, madrigali.
Il tema di queste rime è sopratutto amoroso, di un amore contemporaneamente appassionato e, come nel secolo precedente segnato dalla poesia di Petrarca, angelicato.
Leggendo le varie strofe, viene in mente che odorano del profumo della ricchezza, del benessere, dell’idea che quello che accade nelle corti principesche sia il meglio che possa accadere all’umanità intera. La poesia, come già detto, è un ornamento dei nobili, dei ricchi, degli intellettuali e degli artisti, una specie di “ status symbol”, come diremmo oggi.
Le sanguinose, fratricide, lotte per il potere, i tradimenti politici e coniugali, gli omicidi tramite sicari prezzolati, le trame, gli arricchimenti dovuti a prestiti usurai, per non parlare delle condizioni del popolo, non hanno nessun riscontro nei contenuti delle rime poetiche del tempo.
Fa eccezione, in piccola parte, Pietro detto l’Aretino, ma la sua unica trasgressione è quella di parlare di sesso, in maniera greve, nemmeno sfiorando le orbite del potere.
E dunque riportiamo con piacere questa atmosfera di corte , pur sapendo, oggi, che si tratta di uno spicchio piccolissimo di mondo che, tuttavia ha segnato la storia dell’umanità.

Lo sapevate che i più grandi pittori del tempo, Leonardo Da Vinci, Michelangelo Buonarroti e Raffaello Sanzio, si applicavano alla poesia?
Se ci possiamo permettere, i risultati non sono all’altezza del loro genio, ma tant’è, evidentemente era di moda scrivere poesie.

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Leonardo Da Vinci (1452-1519). Genio eclettico per eccellenza, tra le sue opere ricordiamo qui solo il famoso ritratto detto la Gioconda, custodito al museo del Louvre di Parigi. Leonardo è, senza dubbio, il migliore dei tre nel misurarsi con la poesia.
Leggete questi due componimenti:

Lo specchio si grorìa forte
tenendo dentro di sè specchiata la regina
e, partita quella,
lo specchio riman vile.

La seconda ha un titolo, Narciso.

Il cedro, insuperbito della sua bellezza,
dubita delle piante che li son d’intorno
e fattolesi torre dinnanzi.
Il vento, poi, non essendo interrotto,
lo gettò per terra diradicato.

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Michelangelo Buonarroti ( 1475-1564). È autore di centinaia di capolavori pittorici, scultorei, architettonici, urbanistici.
Scegliere un’unica opera come simbolo della sua arte è, dunque, molto difficile .
Ne ricordiamo, arbitrariamente, tre:
– l’imponente affresco sulla volta della cappella Sistina, in Vaticano, potente espressione della sua religiosità;
-la statua del David, nella sua Firenze, testimonianza della fede nell’uomo e nel suo orgoglioso anelito alla libertà;
-i progetti per la piazza del Campidoglio, specchio di semplice, struggente eleganza.

Le rime di Michelangelo non sembrano un granché. La loro lettura, imitazione dei canoni di Petrarca, non mostra , a nostro parere, talenti particolari, ma è il segno di una decisa subordinazione alla moda del tempo, che, al contrario, attraverso le altre arti che padroneggia, Michelangelo concorre potentemente a superare.
Riportiamo solo due versi, che risultano interessanti o comunque meno stucchevoli di altri.

Ogn’ira, ogni miseria e ogni forza,
chi d’amor s’arma vince ogni fortuna.
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E poi Raffaello Sanzio ( 1483-1520)
Di lui scegliamo un dipinto, “la scuola di Atene”, conservato nelle Stanze Vaticane.
La bellezza, la cultura, le immagini degli intellettuali e dei saggi della classicità greca, si muovono con eleganza nello spazio pittorico concepito dal genio.
Sembra che tutta questa potenza e magnificenza, alberghi anche dentro di lui.

Una sua poesia

Come la veggo e chiara sta nel core
tua gran bellezza,
il mio pennello franco non è in pingere egual
e viene manco,
perché debol riman per forte amore.
Sì mi tormenta lo infinito ardire.

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L’opera poetica più nota del rinascimento italiano è senz’altro quella di Lorenzo dei Medici, detto il Magnifico.
Lui stesso, il suo modo di governare, essere banchiere e mecenate, stratega politico e padre di famiglia, politico raffinato, abile a mentire e capace nondimeno di amicizie autentiche, è un componimento esistenziale straordinario, fiorentino e italiano.
Di lui riportiamo la poesia più nota, scegliendo solo alcune strofe, che illustrano bene il suo sentire edonistico, che vorrebbe essere anche filosofico, ma è contraddetto comunque dal suo modo di pensare e agire quotidiano, molto realistico e complesso.
A rileggerla sembra di stare a Palazzo Medici, in via Larga, in un salone affollato di aristocratici, belle dame, poeti, artisti, musici, mentre il padron di casa dà inizio alla festa.

Quant’è bella giovinezza che si fugge tuttavia
chi vuol essere lieto sia
di domani non v’è certezza
…………………………

E che giova aver tesoro
s’altro poi non si contenta?
Che dolcezza vuoi che senta
chi ha sete tuttavia?
Chi vuol essere lieto sia
di doman non v’è certezza.
………………………….

Ciascun apra bene gli orecchi
di doman nessun si paschi
oggi sian, giovani e vecchi,
lieti ognun, femmine e maschi,
ogni triste pensier caschi
facciam festa tuttavia.
Chi vuol essere lieto sia
di doman non v’è certezza.

L’ultima parte della trasmissione è dedicata alle poesie del curatore di queste puntate, Giovanni Varrasi.
Oggi abbiamo scelto un suo componimento breve, contenuto nel suo libro “Parentesi graffa”, edito dalla Gattomerlino di Roma.

La poesia è intitolata “Impegni non poetici”

La vedo una rondine incerta
che vola tra la casa e l’ulivo.
Cambia idea improvvisamente, il suo volo si ferma.

Muta direzione, per un attimo si appesantisce,
scompare alle mie spalle tra le tegole della casa.
Del mio quadretto poetico è disinteressata,
si ricorda che l’aspettano altrove.

L’Altrobinario Speciale POESIA è una nuova rubrica radiofonica a cura di Giovanni Varrasi, medico psichiatra e poeta, con la partecipazione di Claudio Coppini, nella veste di conduttore, e di Roberto Vacca, che legge i testi scelti di volta in volta.
Un viaggio nella storia della poesia e dello sguardo poetico attraverso i secoli, fino alla nostra attualità, lasciando l’ultima parte del programma aperta ai radio ascoltatori che vorranno mettersi in gioco inviando alla redazione dei propri componomenti poetici.
Potete inviare le vostre poesia a firenze@radiovocedellasperanza.it

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