David Wright – “Proprio qui, adesso, è dove tracciamo la linea. Il mondo si sta svegliando e il cambiamento sta arrivando, che vi piaccia o no” afferma Greta Thunberg. Sembra chiaro che l’ecologia e l’azione ambientale non solo siano passate in cima all’agenda del pianeta, ma ogni abitante deve decidere se e come rispondere.

Molti credono che i dodici giorni a Glasgow, dall’1 al 12 novembre, possano essere l’ultima possibilità per tenere sotto controllo il cambiamento climatico, poiché il governo del Regno Unito ospita più di 190 leader mondiali e migliaia di negoziatori, rappresentanti governativi e imprenditoriali alla conferenza sul cambiamento climatico (Cop26), delle Nazioni Unite. “È codice rosso per l’umanità”.1

Per circa trent’anni le Nazioni Unite hanno costantemente riunito quasi tutti i Paesi della terra per considerare le azioni necessarie per evitare ulteriori catastrofi ambientali causate dal riscaldamento globale. Tra il primo vertice mondiale sul clima a Berlino nel 1995 e quello di ora, il ventiseiesimo a Glasgow, il cambiamento climatico è passato da una questione marginale a una priorità globale man mano che tempeste, inondazioni e incendi si intensificano, l’inquinamento atmosferico colpisce milioni di persone e fenomeni meteorologici imprevedibili causano danni incalcolabili agli ecosistemi, alle case e ai mezzi di sussistenza. 

L’agenda della conferenza è enorme, con obiettivi come azzerare le emissioni di anidride carbonica entro la metà del secolo per mantenere al di sotto di 1,5 gradi ulteriori aumenti della temperatura globale e, anche in caso di successo, adottare tutte le misure necessarie per proteggere le comunità globali e gli habitat naturali dal suo previsto impatto. Per raggiungere questi obiettivi, tutti i Paesi partecipanti dovrebbero eliminare gradualmente l’uso del carbone, ridurre gli altri combustibili fossili, diminuire la deforestazione, passare ai veicoli elettrici e investire nelle energie rinnovabili. Si prevede inoltre una collaborazione per mobilitare le considerevoli risorse finanziarie necessarie per ripristinare gli ambienti danneggiati, costruire sistemi di difesa dalle inondazioni e sistemi di allarme, e creare infrastrutture e agricoltura più resilienti per garantire un futuro più sicuro a tutti gli esseri umani sul pianeta.

 

La natura critica e urgente della conferenza è stata chiaramente rafforzata in agosto, quando l’ultimo rapporto dell’Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change) ha fornito prove scientifiche che il cambiamento climatico non è solo “diffuso, rapido e intensificato”, ma i cambiamenti già in atto sono “senza precedenti in migliaia di anni”, e alcuni sono adesso “irreversibili”. Bloomberg, la società di dati aziendali globali, ha risposto al rapporto di 42 pagine con cinque punti di riepilogo chiave.2

1. L’ultimo decennio è stato più caldo di qualsiasi altro periodo dall’inizio delle registrazioni: gli esseri umani hanno scaricato tanto gas serra nell’atmosfera da aver già riscaldato il pianeta fino al limite di 1,5°C stabilito dall’Accordo di Parigi nel 2015, e l’inquinamento causato da polveri sottili, dovute ai combustibili fossili, lo ha mascherato fornendo un effetto di raffreddamento.

2. Eventi meteorologici specifici possono ora essere direttamente collegati all’attività umana o, per citare, “È inequivocabile che l’influenza umana abbia riscaldato l’atmosfera, l’oceano e la terra… e nessun governo ha scuse per sottrarsi alla propria responsabilità di agire”.3

3. L’intervallo stimato sul modo in cui le temperature rispondono alle emissioni di gas serra è stato ridotto, e questo ci dà un quadro più chiaro di cosa è in serbo se non agiamo rapidamente.

4. La terra potrebbe ancora premiare la buona condotta: cioè, se cesseranno le emissioni, cesserà il riscaldamento e le temperature dovrebbero stabilizzarsi in pochi decenni. Gli esseri umani, tuttavia, sono già indietro nella corsa tra l’evitabile e l’inevitabile.

5. Esiste un consenso tra scienziati e governi sul fatto che i risultati sul riscaldamento globale siano stati riassunti accuratamente.

Il 22 aprile ha segnato la 52a ricorrenza della Giornata della Terra, quando oltre un miliardo di persone, provenienti da 193 Paesi, si sono mobilitate per modificare il loro comportamento e apportare cambiamenti alle politiche globali. Nel 1972, appena due anni dopo la prima Giornata della Terra che segnò la nascita del moderno movimento ambientalista, l’influente rivista Ecologist pubblicò l’edizione speciale “Blueprint for Survival” che attirò l’attenzione sull’urgenza e sull’entità dei problemi ambientali che il mondo stava allora affrontando. Oltre trenta eminenti scienziati dell’epoca sostenevano una radicale ristrutturazione globale per prevenire ciò che chiamavano “il crollo della società e l’irreversibile interruzione dei sistemi di supporto vitale su questo pianeta”.

Pubblicato in seguito in forma di libro, intitolato How to Save the World (Come salvare il mondo), il secondo capitolo recitava “Perché il mondo ha bisogno di essere salvato ora e come si può fare”.4 Eppure, nonostante questi primi avvertimenti, cinquant’anni dopo il futuro del pianeta continua a rimanere in dubbio. Il tema della Giornata della Terra di quest’anno era “Ripristiniamo la nostra Terra” e lo slogan della Cop26 di novembre è “Insieme per il nostro pianeta”. Ciò che accadrà durante e dopo Glasgow dimostrerà sicuramente se gli esseri umani hanno la capacità e la determinazione di lavorare insieme nell’affrontare quella che è considerata la sfida più critica del pianeta.

Lo scrittore cristiano John Stott una volta scrisse che l’approccio migliore quando si affrontano i problemi ambientali è porre una domanda fondamentale: “A chi appartiene la terra?”. Il leader dei nativi americani, Chief Seattle, che per tutta la sua vita ha promosso il rispetto per un Creatore, ha scritto: “La terra è preziosa per Lui e danneggiarla significa disprezzare il suo Creatore”. Molti cristiani credono che quando Dio creò il nostro pianeta, “vide tutto quello che aveva fatto, ed ecco, era molto buono”.5

Secondo il prof. Calvin DeWitt, dell’Università del Wisconsin, Dio ha originariamente progettato il nostro mondo con sette sistemi interdipendenti da cui dipendono tutte le creature e la vita umana – indicativo della straordinaria integrità e bellezza che hanno generato stupore, meraviglia e rispetto per il Creatore e la creazione in tutto il mondo.6

1. La regolazione dello scambio energetico della terra con il sole, progettata per mantenere la temperatura della terra a un livello favorevole alla vita, proteggendo la vita dalle radiazioni del sole filtrando la luce solare attraverso lo strato di ozono.

2. Processi bio-geologici e di costruzione del suolo che fanno circolare l’ossigeno, l’anidride carbonica, l’acqua e altri materiali vitali attraverso gli esseri viventi e i loro habitat, e costruiscono suoli e strutture del suolo che sostengono la vita.

3. Trasferimento di energia dell’ecosistema e riciclaggio dei materiali, che dà energia alla vita e alloca continuamente risorse per il sostentamento della vita.

4. Sistemi di potabilizzazione che distillano, filtrano e purificano le acque superficiali e sotterranee.

5. Una “fruttuosità” biologica ed ecologica che sostiene e mantiene una ricca biodiversità della vita sulla terra.

6. Una circolazione globale di acqua e aria che distribuisce umidità, ossigeno, anidride carbonica e altri materiali vitali tra i sistemi viventi in tutto il pianeta.

7. La capacità umana di imparare dalla creazione e di vivere secondo le sue leggi, rendendo possibile alle persone di vivere in modo sostenibile sulla terra, salvaguardando così il creato.

DeWitt suggerisce quindi che un’analisi di tutti i dati scientifici disponibili dipinge un’immagine della distruzione incessante di questi sistemi da parte degli esseri umani, definita “Le sette degradazioni della creazione”.

Forse non dovremmo sorprenderci che le minacce ambientali affrontate oggi appaiano tutte legate in qualche modo alle scelte e ai comportamenti umani. Antichi scritti di due o tre millenni fa registrano numerosi avvertimenti profetici che mettono in relazione la condotta umana con lo squilibrio ecologico. Geremia, scrittore dell’Antico Testamento, riferiva: “Guardo la terra: è deserta e vuota… Guardo: non vedo nessuno. Perfino gli uccelli sono volati via! Guardo la terra che era fertile: è diventata un deserto, tutte le città sono mucchi di rovine…”.

Isaia vide qualcosa di simile: “La terra soffre e va in rovina, il mondo intero, sconvolto, va in rovina, insieme con la terra crolla anche il cielo. La terra è stata profanata dai suoi abitanti; essi non hanno osservato la legge del Signore…”. L’apostolo Paolo descrive la situazione in questo modo: “fino a ora tutta la creazione geme…”.7

I cristiani credono che la Bibbia insegni che Dio, avendoci dato il controllo del mondo naturale, ci abbia responsabilizzati ad averne cura. Per molti, l’attuale crisi ambientale sul Pianeta Terra è un problema morale e spirituale, suggerendo che l’azione ambientale ha significato solo se c’è un vero scopo nell’esistenza e nel futuro del nostro mondo. Lo scrittore apocalittico Giovanni, in Apocalisse 14, parla chiaramente di un tempo in cui “ogni nazione, tribù, lingua e popolo” avrà bisogno di ricordare che “i cieli, la terra, il mare e le fonti delle acque” appartengono a Dio il quale intende fare presto qualcosa per il nostro disordine ecologico.8

Gli avventisti del settimo giorno hanno sempre creduto nella cura della creazione di Dio, sostenendo uno stile di vita semplice e sano, con una dieta a base vegetale, evitando per lo più il tran-tran del consumismo, donando tempo e denaro per sostenere progetti all’estero nelle zone devastate dalle catastrofi ambientali e promuovendo una connessione regolare con il mondo naturale. Come suggerisce il nome, osservano anche la propria versione settimanale di un giorno della terra. Il sabato non si concentra solo sulla creazione del pianeta e dei suoi abitanti, dando pieno rispetto a Dio il Creatore, ma anticipa la piena restaurazione dei cieli e della terra nel prossimo futuro.9

A tutti i delegati alla conferenza Cop26, e a coloro che osservano, aspettano e sperano in risultati positivi per il pianeta, raccomandano di considerare attentamente ciò che è scritto in Atti, capitolo 4, versetto 12.
____________________________________________________________________

Note
1 Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, 9 agosto 2021. 
2 Roston e Rathi, Bloomberg Green, 9 agosto 2021. 
3 Rapporto Onu Ipcc, 9 agosto 2021. 
4 Robert Allen, 1990. 
5 Genesi 1:31, NR. 
6 DeWitt, La cura della creazione, 2000. 
7 Geremia 4:23, 25-26, Tilc; Isaia 24:4-5, Tilc; Romani 8:22, NR. 
8 Apocalisse 14:6-7, NR. 
9 Apocalisse 21.

Questo articolo è apparso per la prima volta in un’edizione speciale di Messenger, rivista della Chiesa avventista nel Regno Unito e in Irlanda. Questa edizione del 29 ottobre 2021 include una serie di articoli di specialisti che considerano un’adeguata risposta avventista alle attuali preoccupazioni ambientali.

[Fonte: TedNews. Traduzione: L. Ferrara]

 

Condividi

Articoli recenti