NA - Notizie AvventisteFrancesco Zenzale – La lettera alla chiesa di Filadelfia è certamente la più affettuosa delle sette. È indirizzata a una piccola comunità di credenti, nella quale esistono ancora le virtù cristiane, in particolar modo l’amore fraterno. Infatti, “trae il suo nome dai sentimenti di lealtà e di fedeltà dimostrati dal suo fondatore Attalo II (159-138 a. C.) nei confronti di suo fratello Eumene. Filadelfia significa ‘amore fraterno’” (Jean Zurcher, Il Cristo dell’Apocalisse, p. 49).

La chiesa di Filadelfia, come quella di Smirne, non riceve rimproveri e nessun invito al pentimento: questi “camminano sul sentiero tracciato dal rimanente di Sardi che ha custodito la parola, ed è andato anche oltre. Mentre la lettera a Sardi incoraggiava a ‘custodire’ (Ap 3:2), la lettera a Filadelfia riconosce la perseveranza dei fedeli, i quali ‘hanno custodito’ (vv. 8,10). Siamo a uno stadio più avanzato. L’opera iniziata a Sardi si è compiuta in Filadelfia. A Sardi, la venuta del Signore è paragonata a quella di un ladro. Non è attesa. A Filadelfia, questa attesa è, invece, impaziente: ‘Io vengo presto’ (v.11). L’alleanza con Dio viene ora rinnovata. La promessa contenuta nella lettera ricorda lo stile del Salmo 23. I nemici sono convocati per riconoscere che ‘io ti ho amato’ (3:9; cfr. Sal 23:5).

La reciprocità dell’alleanza e dell’amore è resa dall’eco esistente tra i due verbi: ‘Tu hai custodito’, ‘Io ti custodirò’ (Ap 3:10). É la formula utilizzata dai profeti: ‘Tu sarai il mio popolo e io sarò il tuo Dio’ (Esodo 6:7; Geremia 24:7; 30:22; 31:33; 32:38; Ezechiele 36:28). La stessa dichiarazione d’amore ‘il mio amico è mio, e io sono sua’ è presente nel Cantico dei Cantici (2:16; 6:3; 7:11). Questa relazione d’amore esclusiva e rinnovata è descritta nel nome stesso della città. Filadelfia significa ‘amore’; essa riceve, come l’antica città greco-romana, il nome del suo maestro, lo stesso nome di Dio, fino a confondersi con il nome della nuova Gerusalemme che scende dal cielo (Ap 3:12)” (J Doukhan, Il grido del cielo, p. 55, 56).

Dal punto di vista profetico, Filadelfia rappresenta il periodo contraddistinto dalle missioni e dal grande risveglio religioso dalla fine del XVIII al XIX secolo. Gesù apre la lettera presentandosi con titoli divini: “Queste cose dice il Santo, il Veritiero, colui che ha la chiave di Davide, colui che apre e nessuno chiude, che chiude e nessuno apre” (Ap 3:7). Le definizioni che Cristo dà di se stesso, “santo e veritiero”, chiari attributi divini, esprimono un invito a vivere la fede, dono di Dio, in verità, perché “i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità” (Giovanni 4:23) e con senso di appartenenza a Dio.

Dopo la sua auto-rivelazione il Signore, santo e verace, invita il credente a prendere atto che la porta della redenzione è ancora aperta e che pertanto l’evangelo eterno deve essere annunciato «a quelli che abitano sulla terra, a ogni nazione, tribù, lingua e popolo» (Ap 14:6).

“Ecco, ti ho posto davanti una porta aperta” (v.8) Cristo non si è limitato ad aprire una porta d’accesso al regno di Dio, dandoci la gioia di vivere alla presenza di Dio; è invece egli stesso la porta (Giovanni 10:7), per cui nessuno può accedere al regno del Padre se non per mezzo di lui (Giovanni 14:6).

Per saperne di più: assistenza@avventisti.it

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