Apocalisse in breve. Il cavallo nero
22 Aprile 2014

In collaborazione con la redazione della rivista Il Messaggero Avventista.

Apocalisse in breve. Il cavallo nero
22 Aprile 2014

In collaborazione con la redazione della rivista Il Messaggero Avventista.

NA - Notizie AvventisteFrancesco Zenzale – “Quando l’Agnello aprì il terzo sigillo, udii la terza creatura vivente che diceva: ‘Vieni’. Guardai e vidi un cavallo nero; e colui che lo cavalcava aveva una bilancia in mano. E udii come una voce in mezzo alle quattro creature viventi, che diceva: ‘Una misura di frumento per un denaro e tre misure d’orzo per un denaro, ma non danneggiare né l’olio né il vino’” (Ap 6:5-6).

Il cavallo nero segue quello rosso, come la carestia segue la guerra. La voce si leva dal gruppo delle quattro creature viventi, proviene cioè dall’Agnello, perché egli si trova seduto in mezzo a loro. La parola di colui che è seduto sul trono per giudicare è intesa come quella dell’Agnello; la giustizia incontra la misericordia. La voce comanda, infatti, di “non danneggiare né l’olio né il vino” (v.6).

Stupisce questa esclusione. Normalmente, l’olivo e la vigna, che hanno radici profonde, resistono più facilmente dei cereali. Inoltre nella Bibbia, il frumento, l’olio e il vino sono generalmente associati per rappresentare i prodotti tipici della terra d’Israele (cfr Deuteronomio 11:14; 14:23; 28:51; 2 Cronache 32:28; Neemia 5:11). Questa innaturale limitazione suggerisce un’interpretazione d’ordine spirituale. Questo orientamento è propiziato dall’apparizione del terzo essere vivente dalle sembianze umane (Ap 4:7). Il volto umano, in opposizione con quello animale delle creature precedenti, rappresenta la dimensione spirituale, al contrario delle altre creature che suggeriscono la condizione naturale, non religiosa (cfr. Daniele 4:16,34; 7:8,13). Se ne deduce che la carestia di cui si parla riguarda l’ambito spirituale. Inoltre, la distinzione tra una parte di grano e l’altra parte di vino e di olio, richiama un’applicazione simbolica separata.

Infatti, nella Bibbia ciascuno di questi alimenti ha un significato simbolico preciso:
– Il grano si riferisce alla parola di Dio (Deuteronomio 8:3; Matteo 4:4; Giovanni 6:46-51; Neemia 9:15; Salmo 146:7).
– L’olio è simbolo dello Spirito di Dio (Salmo 45:7; Zaccaria 4:1-6).
– Il vino è una metafora del sangue di Cristo (Luca 22:20; 1Corinzi 11:25).

L’oracolo del terzo sigillo parla di carestia spirituale che metterebbe in crisi la Parola di Dio, ma non il suo Spirito e il valore del sacrificio di Cristo. Si comprende, allora, perché i simboli vengono suddivisi in due categorie. Essi corrispondono ai due elementi di un’alleanza biblica: l’umano e il divino. Sul versante umano, la chiesa ha perduto il senso della sua vocazione.

Contemporaneamente al successo temporale e politico, la chiesa perde contatto con lo studio della Bibbia. L’istituzionalismo e la tradizione sostituiscono poco alla volta il riferimento alla Parola ispirata delle Scritture. Questa lezione della storia della chiesa grida forte anche oggi e suona come un avvertimento per tutte le chiese che perdono dinamismo.

Per saperne di più: assistenza@avventisti.it

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