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Francesco Zenzale – “Apparve ancora un altro segno nel cielo: ed ecco un gran dragone rosso, che aveva sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi. La sua coda trascinava la terza parte delle stelle del cielo e le scagliò sulla terra” (Ap 12: 3-4).

Di fronte alla speranza che promette l’irruzione di Dio nella storia, il profeta vede l’anti-speranza personificata dal dragone. Anche qui, la visione è piena di riferimenti simbolici propri dell’Antico Testamento. Già dalle prime pagine della Genesi, il serpente incarna la potenza del male (cap. 3). É lui che seduce e trascina i primi uomini nella disubbidienza e nella morte.

In seguito, sarà ancora il serpente che verrà utilizzato dai profeti per illustrare la potenza orgogliosa e malefica del faraone d’Egitto (Is 51:9; 32:2). Il testo apocalittico si colloca nella linea di questa tradizione. Qualche versetto più lontano, il dragone è esplicitamente identificato come “il serpente antico, che è chiamato diavolo e Satana” (Ap 12:9). Troppo sbrigativamente, il personaggio del diavolo è stato ridotto a un mito buono per essere sbattuto in soffitta come le cose inutili, invecchiate, come una credenza ingenua valida solo per i nostri antenati. Non si è capito abbastanza il valore di questa nozione che si è cercato di eliminare dalla religione. Notava ironicamente Baudelaire: “Cari fratelli, non dimenticate mai, quando udirete vantare il progresso dell’Illuminismo, che la più straordinaria astuzia del diavolo è quella di convincervi che non esiste”.

Lo sguardo lucido del profeta dell’Apocalisse perfora la realtà svelandola per quella che è. Il diavolo è identificato come “il seduttore di tutto il mondo” (12:9), cioè come colui di cui non si riconosce immediatamente la presenza e la potenza perniciosa. La figura del diavolo, così come è evocata, non ha niente a che vedere con il mostro dalle corna e dagli zoccoli da caprone. Egli è qualcuno che si nasconde e si traveste dietro le azioni più clamorose, le motivazioni più nobili e le cause più sacre. Il diavolo è qualcuno che ci trascina al male dandoci l’illusione di andare verso il bene. Il racconto della creazione ci svela questo metodo fin dal suo esordio. Il serpente fece credere alla donna che disubbidire a Dio fosse una virtù (cfr. Gn 3:5). Il diavolo si nasconde anche in quelle idee che lo rimettono in questione per ridurlo a un semplice principio di ordine psicologico. Per l’Apocalisse, invece, il diavolo esiste ed è proprio una persona. Egli agisce all’interno della storia umana. La descrizione della bestia straordinaria che lo rappresenta supera, comunque, quella del serpente. Con le sue dieci corna, essa richiama la quarta bestia di Daniele 7. Il numero delle teste (sette) è sacro e traduce il carattere soprannaturale di questo dragone-serpente. Qui viene rappresentato il male assoluto e soprannaturale. Il colore rosso del fuoco aggiunge al quadro generale una connotazione di crudeltà e di violenza.

Tanto la donna sul punto di partorire appare vulnerabile, tanto il dragone rosso, con le sue sette teste e le sue dieci corna, trasuda minaccia. Da questo momento in poi, la storia del dragone-serpente si riduce a una serie di aggressioni contro la donna.

Per saperne di più: assistenza@avventisti.it

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