NA - Notizie AvventisteFrancesco Zenzale – “I capitoli XV e XVI dell’Apocalisse contengono un’unica visione come indica il primo versetto del capitolo XV che ne dà il contenuto essenziale. Non si tratta più qui soltanto di avvertimenti preannuncianti l’avvicinarsi del giudizio, né di prefigurazione di esso come nella messe e nella vendemmia della terra, ma si tratta del principio effettivo del giudizio sui nemici, giacché le sette ultime piaghe non sono più dei castighi disciplinari destinati a produrre il ravvedimento, come quelli che seguivano l’apertura dei sigilli e il suono delle trombe, ma sono assai più gravi nei loro effetti di distruzione: sono il vento che precede la tempesta. A rassicurare il veggente e i suoi lettori intorno alla sorte dei fedeli, gli è concesso però, fin dal principio della visione, di contemplarli, raccolti al sicuro, davanti al trono di Dio e intenti a celebrarne le perfezioni; dopo di che, con cuore più tranquillo, egli può seguire i preparativi e quindi l’esecuzione dei prodromi del giudizio che segnerà la vittoria del Cristo sui nemici” (Enrico Bosio, L’Apocalisse di S. Giovanni, p. 109).

Questa “visione delle coppe dell’ira di Dio che devono essere versate sulla terra… riguarda tutto l’impero anticristiano” (Pierre Jurieu, L’accomplissement des prophéties, p. 308). Il mondo è in rivolta contro Dio.

“Al pari degli schofar, anche le coppe seguono la sequenza della creazione (cfr. Gn 1:1 a 2:4). Il giudizio anche qui diventa cosmico. Ma, mentre gli schofar colpivano un terzo del territorio, gli effetti delle coppe si fanno sentire dappertutto: ‘la terra’, ‘il mare’, ‘il sole’… Il giudizio che si esercita attraverso queste piaghe, completa e compie quello parziale, iniziato con gli schofar. Questo dimostra che si tratta dell’ultimo giudizio di Dio. I sette schofar seguivano, passo dopo passo, le infedeltà della chiesa; le sette coppe si concentrano sugli ultimi atti della storia umana. Questo giudizio è esercitato in due fasi ben distinte. La prima fase è occupata dalle prime cinque coppe e copre la prima metà del capitolo (Ap 16:1-11). La denomineremo fase delle ulcerazioni. Fase molto breve perché le vittime della quinta coppa soffrono ancora per le ulcerazioni prodotte dalla prima coppa. Questa fase è caratterizzata da un giudizio di Dio inerente alla condizione di peccato degli uomini e opera ‘secondo la legge della reciprocità?’ (J. Ellul, Architecture en mouvement, p. 193). La seconda fase è occupata dalla sesta e settima coppa e copre la seconda metà del capitolo (16:12-21). Questa fase è chiamata Harmaghedon. Essa è caratterizzata da un giudizio di Dio che rende obbligatorio l’intervento diretto dall’alto in risposta alla rivolta delle forze del male, dal basso” (J. Doukhan, Il grido del cielo, p. 179).

Tutto è pronto, il tempio è stato aperto, la gloria di Dio è scesa su di esso, gli angeli vestiti di vesti di lino puro e risplendente e con il petto cinto di cinture, simbolo della santità e della purezza divina, escono dal tempio, pronti per riversare sui reprobi i giudizi di Dio e dare inizio all’ultimo terrificante spettacolo. L’umanità è stata “pesata, contata e divisa” (Dn 5), da una parte i figli di Dio, protetti e al sicuro, dall’altra i Belstsar odierni. È scoccata per loro l’ora del giudizio.

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