NA - Notizie AvventisteFrancesco Zenzale – Nell’immaginario collettivo, l’Apocalisse suscita apprensione, paura e terrore. Sono stati scritti libri, formulate spiegazioni e teorie sul come sarà il futuro. Sono stati anche prodotti film che creano nello spettatore una certa ansietà, come se non bastasse quella che già si vive per l’instabilità politica, economica, lavorativa, familiare, morale, ecc.

In realtà, l’Apocalisse, “rivelazione di Gesù Cristo!”, contiene parole di apertura e non di chiusura, che esprimono disponibilità a farsi conoscere, a condividere; che aprono la strada all’incontro, non con qualcosa o qualcuno, ma con il risorto. “Ero morto, ma ecco sono vivo per i secoli dei secoli, e tengo le chiavi della morte e del soggiorno dei morti” (Ap 1:18). Incontro con colui che è “il testimone fedele, il primogenito dei morti e il principe dei re della terra”, che “ci ama, e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue” (Ap. 1:5) e “che ha fatto di noi un regno e dei sacerdoti del Dio e Padre suo” (Ap. 1:6). L’Apocalisse apre i nostri cuori alla beata speranza del ritorno di Cristo: “Ecco, egli viene con le nuvole… Sì, vengo presto!” (Ap 1:7; 22:20).

Ai senza speranza, a coloro ai quali è stato negato l’affetto e la gioia di un’esistenza serena, che sono lì per soccombere sotto il peso dei sensi di colpa o per un vissuto di cui si vergognano; ai giovani e agli anziani, ai morenti, il Cristo dell’Apocalisse si avvicina, pone la sua mano destra e sussurra al cuore infranto: “Non temere, io sono il primo e l’ultimo” (Ap 1:17; cfr. Isaia 43:1-5). L’Apocalisse riprende la promessa di Gesù “Io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell’età presente” (Matteo 28:20) e l’attualizza.

Grazie a questo meraviglioso libro possiamo vedere, contemplare e “toccare” Gesù (1 Gv 1:2), fino al giorno in cui la storia dell’uomo avrà il suo epilogo nei nuovi cieli e nella nuova terra, dove “non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate” (Ap. 21:4) e i credenti avranno la gioia di vedere la “sua faccia” e di portare “il suo nome scritto sulla fronte” (Ap. 22:3,4).

In breve, l’Apocalisse ci offre un’immagine del Salvatore affettuoso, presente nella vita di ciascuno di noi, tale da permetterci di chinare il nostro capo sul suo petto (Giovanni 13:23,25) e, come un bambino “divezzato sul seno di sua madre” (Salmo 131:2), aprirci a nuovi orizzonti.

Per ulteriori approfondimenti e/o contatti: www.avventisti.it/assistenza

Condividi

Articoli recenti