NA - Notizie AvventisteFrancesco Zenzale – “Poi vidi il cielo aperto, ed ecco apparire un cavallo bianco. Colui che lo cavalcava si chiama Fedele e Veritiero; perché giudica e combatte con giustizia. I suoi occhi erano una fiamma di fuoco, sul suo capo vi erano molti diademi e portava scritto un nome che nessuno conosce fuorché lui. Era vestito di una veste tinta di sangue e il suo nome è la Parola di Dio. Gli eserciti che sono nel cielo lo seguivano sopra cavalli bianchi, ed erano vestiti di lino fino bianco e puro. Dalla bocca gli usciva una spada affilata per colpire le nazioni; ed egli le governerà con una verga di ferro, e pigerà il tino del vino dell’ira ardente del Dio onnipotente. E sulla veste e sulla coscia porta scritto questo nome: Re dei re e Signore dei signori” (Apocalisse 19:11-16).

La seconda parte del capitolo XIX dell’Apocalisse ci descrive la venuta trionfale di Cristo Gesù investito della sua regalità. Gesù ritorna nella sua potenza per dare il premio a coloro che lo aspettano (Ebrei 9:27-28). Per permettere il suo ritorno il cielo stesso si apre, annunciando la redenzione finale.

Lo sguardo del profeta “orientato oltre l’angelo stesso, vede ‘il cielo aperto’ (19:11). Finora, dal cielo venivano solo delle voci o degli angeli; la visione di questo spazio restava limitata. Solo talvolta, la visione parlava di una ‘porta aperta’ (4:1) oppure di ‘un tempio aperto’ (11:19; 15:5). Per la prima volta essa descrive il ‘cielo aperto’. La rivelazione vuole essere completa e generosa: gli occhi si perdono nell’infinito del regno celeste. Su questo orizzonte allargato appare un cavallo bianco che ci riporta all’ultima campagna militare di Dio” (J. Doukhan, Il grido del cielo, Adv, Firenze, p. 211).

Il cavallo bianco, emblema della forza e della grazia, simboleggia la vittoria e il trionfo, il cavaliere, diversamente dal quello del cavallo bianco del primo sigillo, è ben riconoscibile. Infatti, “il primo cavaliere era appena evocato, non era che un’ombra anonima. Ora, si possono scorgere i suoi tratti. La sua testa e i suoi occhi (v. 12), la sua bocca (v. 15), la sua coscia e il suo vestito (v. 16) sono ben visibili. La sua identità è chiaramente rivelata. Egli riceve quattro nomi la cui progressione passa dall’affermazione della vicinanza di Dio che si incarna, a quella della distanza e della sua grandezza. Il primo nome, ‘Fedele e Veritiero’, afferma la presenza sicura e costante di Dio al nostro fianco. La sua venuta è certa. Il secondo nome, ‘che nessuno conosce fuorché lui’, sottolinea la distanza del Dio invisibile e totalmente altro. La sua venuta sorprenderà. Il terzo nome, ‘Parola di Dio’ afferma la manifestazione del Dio che si rivela agli uomini attraverso la sua parola e i suoi atti. Si tratta del Dio personale che viene nell’esistenza e nella storia. Il quarto nome, ‘Re dei re e Signore dei signori’, afferma la sovranità suprema del Dio re dell’universo. È il nome che designa l’Agnello, Gesù Cristo (17:14)” (Ibidem, pp. 212, 213).

Scrive A. Pellegrini, “Il Cristo non viene più descritto come nel tempo della sua umiliazione seduto su un puledro d’asina, come nel giorno delle palme, ma su un cavallo bianco; non ha più il viso umano del fratello povero di Nazareth, ma ha gli occhi di fiamma di fuoco; non più incoronato di una corona di spine, ma con molti diademi; la sua scorta non è più quella di poveri pescatori, deboli discepoli che lo tradirono nella difficoltà, lo rinnegarono e lo abbandonarono, ma sono le miriadi celesti, le dodici legioni d’angeli che il Padre avrebbe potuto già inviargli a suo tempo. Tutto questo è perché il tempo della misericordia, della grazia, della pazienza di Dio è finito e quindi il Re dei re e il Signore dei signori viene a dare il suo regno e a dividere il suo trono con coloro che lo hanno accettato”.

Per saperne di più: assistenza@avventisti.it

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