NA - Notizie AvventisteFrancesco Zenzale – Nella visione, Giovanni vide “nella mano destra di Colui che sedeva sul trono, un libro [rotolo] scritto di dentro e di fuori, sigillato con sette sigilli” (Ap 5:1), che nessuno poteva aprire o guardare (v. 3)

La creazione, in tutti i suoi tre settori, quello del cielo, della terra e sotto la terra (v. 3), è inidonea a conoscere i misteri di Dio e l’avvenire del mondo. L’universo resta a bocca aperta, incapace di proferire parola. Il veggente di Patmos, se da un lato intuisce quanto necessario e vitale sia il contenuto del rotolo sul destino del mondo sigillato, dall’altro è pienamente conscio della sua completa impotenza e della sua assoluta incapacità, per cui scoppia in lacrime. “Nessuno è degno…”. Perché?

L’apostolo Paolo dichiara che “tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio” (Romani 3:23) cioè incapaci di intraprendere un cammino verso Dio. Sin dal seno materno si è tarlati dal virus del peccato (Salmo 51).

Il peccato è come una malattia che distrugge l’armonia, l’equilibrio tra le cose e promuove decadenza spirituale e idolatria, la sostituzione di falsi oggetti di culto al posto del vero Dio (Romani 1:23-25; 7:23,25); disfacimento sociale e ingiustizia (Romani 1:29-31); lussuria, corruzione della sessualità (Romani 1:26,27).

Possiamo esprimere questi pensieri in termini più moderni con “estraneazione” o “alienazione”. La reazione di Adamo ed Eva alla loro trasgressione originale fa pensare al crollo delle molteplici relazioni umane che stanno alla base dell’esistenza umana (Genesi 3:10-13). Il loro sforzo di nascondere se stessi implica una rottura nella loro relazione con Dio. La disponibilità a rimproverarsi reciprocamente mostra come anche le relazioni umane si fossero incrinate. Il loro esilio dal giardino e la maledizione sulla terra indicano la loro alienazione dalla creazione in generale (Genesi 3: 17,24). La vergogna che Adamo ed Eva provarono indica anch’essa una sorta di auto-rigetto o alienazione (Genesi 3:10). Il peccato corrompe così ogni relazione umana essenziale.

Che cosa fare? Piangere! Giovanni, l’apostolo dell’amore, piange! Egli è sconvolto dalla sua disperata distanza da Dio, dalla sua impotenza e meschinità. Nessuno è degno di essere salvato! Di cogliere il mistero della salvezza dell’uomo.

L’uomo viene al mondo con una ferita nel cuore: con il ricordo e la nostalgia di Dio. Si mette alla ricerca di Dio, ma non ne conosce la strada, né trova la porta per entrare nella patria agognata. E allora?

“…Ecco, ha vinto il leone della tribù di Giuda, il Germoglio di Davide; egli dunque aprirà il libro e i suoi sette sigilli… un Agnello come immolato” (Ap 5:5).

Per saperne di più: assistenza@avventisti.it

Condividi