NA - Notizie AvventisteFrancesco Zenzale – “Poi un secondo angelo seguì dicendo: ‘Caduta, caduta è Babilonia la grande, che ha fatto bere a tutte le nazioni, il vino dell’ira della sua prostituzione’” (Ap 14:8). Il medesimo pensiero lo troviamo anche in Apocalisse 18: “Egli gridò con voce potente: ‘È caduta, è caduta Babilonia la grande! È diventata ricettacolo di demoni, covo di ogni spirito immondo, rifugio di ogni uccello impuro e abominevole’” (v. 2).

Si tratta di una deliberazione: “Babilonia è caduta”. Il verbo è coniugato al passato, per sottolineare il carattere definitivo della sentenza. Questo è lo stile degli oracoli dei profeti ebrei. Anche Isaia, gridava: “Caduta, caduta è Babilonia”» (Is 21:9). Allo stesso modo, Geremia dichiarava: “Babilonia era nelle mani del Signore una coppa d’oro, che ubriacava tutta la terra; le nazioni hanno bevuto il suo vino, perciò le nazioni sono divenute deliranti. All’improvviso, Babilonia è caduta, è frantumata” (Ger 51:7,8).

Siamo nel campo dell’illusione e del sogno. I discepoli di Babilonia ubriachi del suo vino “della sua prostituzione” (Ap 17:2) hanno perduto ogni senso della realtà. Essi sono stati ingannati. Babele si è fatta passare per la città di Dio. Molti ci hanno creduto e si sono uniti a essa in una relazione adulterina.

“In stridente contrasto con i 144.000 che rimangono vergini in attesa della città che viene dall’alto, quelli di Babele vengono descritti come beoni trascinati nell’infedeltà. Le schiere dell’Agnello sono caratterizzate dal timore di Dio, vissuto in una relazione d’amore e di fedeltà. Nell’ambito di Babele, al contrario, Dio è sostituito da un’istituzione terrena e la sua religione è vissuta come una relazione adultera” (J. Doukhan, Il grido del cielo, p. 155).

Nel pensiero giudaico (Is 21:9; Dn 4:27), Babilonia rappresentava il simbolo della sistematica ostilità a Dio. Alla città santa di Gerusalemme si contrapponeva sempre la peccatrice Babilonia. Rievoca l’esperienza della torre di Babele: la confusione di lingue, che nel loro significato simbolico-spirituale rappresentano il disordine religioso e dottrinale del cristianesimo.

“Dalla torre di Babele in poi, è il simbolo dell’orgoglio dell’uomo deificato, del potere che vuole dominare tutte le cose spirituali e materiali. Sebbene non rimanga nulla della torre di Babele se non un ammasso di rovine, vive però ancora il suo spirito. Qualsiasi tentativo per conseguire il potere universale, temporale, spirituale, qualsiasi esaltazione di terrestre sovranità sul trono, o nelle comuni vie dell’umana vita, qualsiasi aspirazione alla gloria e la forma… Tutto questo rivela lo spirito che animò la gente dell’antica Babele” (L. R. Conradi, Il mistero dei misteri, p. 191).

“La missione del secondo angelo consiste nello smascherare questa mistificazione affinché gli abitanti della terra siano consapevoli di quello che sta succedendo. La maschera è calata. Grazie agli studi del libro di Daniele e dell’Apocalisse condotti nel corso del XIX secolo, si è in grado, ora, di comprendere che il potere religioso dominante non proviene dall’alto. Il piccolo corno dal viso umano che si leva fino a Dio (Dn 7:24,25; 8:9-11), rappresenta un’istituzione assolutamente umana. Questa scoperta effettuata alla luce delle Scritture, rappresenta di per sé la caduta di Babilonia” (Doukhan, op. cit., p. 155.

L’annuncio della caduta di Babilonia costituisce una messa in guardia severa contro il nostro orgoglio e annuncia la nostra caduta, qualora rifiutassimo di vivere il Vangelo.

Per saperne di più: assistenza@avventisti.it

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