NA - Notizie AvventisteFrancesco Zenzale – “E, dopo aver parlato così, gli disse: ‘Seguimi’… Gesù gli rispose: ‘Se voglio che rimanga finché io venga, che t’importa? Tu, seguimi’” (Gv 21:22).

L’invito fatto a Pietro: “Seguimi”, è ricco di profondi insegnamenti, validi non solo per la sua morte, ma anche per ogni momento della sua vita. Fino a quel momento Pietro aveva agito con molta indipendenza. Invece di seguire il piano di Dio, aveva cercato di elaborarne uno suo, ma non poteva guadagnare nulla anticipando il Signore. Gesù gli ordinò di seguirlo e non di precederlo, per non correre il rischio di affrontare da solo le schiere di Satana. Gli disse di seguirlo per non essere vinto dal nemico.

Pietro, mentre camminava accanto a Gesù, vide che Giovanni li seguiva. Sentì il desiderio di conoscere qualcosa sul futuro di quel discepolo e “disse a Gesù: Signore, e di lui che sarà? Gesù gli rispose: Se voglio che rimanga finché io venga, che t’importa? Tu, seguimi” (vv. 21,22). Pietro avrebbe dovuto considerare che il suo Signore gli rivelava solo ciò che poteva essergli utile. Ognuno ha il dovere di seguire il Cristo, senza preoccuparsi del compito assegnato agli altri. Dicendo: “Se voglio che rimanga finché io venga”, Gesù non promise che il suo discepolo sarebbe vissuto fino al suo ritorno. Riaffermò semplicemente la sua autorità e fece notare che le sue intenzioni nei confronti di Giovanni non riguardavano Pietro in nessun modo. Il futuro dei due discepoli era nelle mani del Signore. Entrambi avevano il dovere di seguirlo, ubbidendogli.

Molti assomigliano a Pietro. Si interessano degli affari e dei doveri altrui, e così corrono il rischio di trascurare il proprio dovere. Il nostro compito consiste nel seguire l’esempio di Gesù. Scorgiamo gli errori e i difetti di carattere degli altri perché l’umanità è imperfetta, ma in Cristo possiamo trovare la perfezione; contemplandolo, saremo trasformati.

L’invito alla sequela si estende a tutti, anche ai pubblicani collaborazionisti che sono fuori dalla comunità cultuale (Mc 2:14) e agli zeloti rivoluzionari (Lc 6:15; At 1:13). Esso è per i grandi, come Nicodemo, e per la gente comune, come i semplici pescatori del lago di Galilea (Mc 1:16ss). Di questi ultimi conosciamo bene l’esperienza: lasciano barche, impiego e famiglia, ponendo la sequela al primo posto della loro vita.

Pertanto “ogni cristiano, uomo e donna, è un predicatore, sia egli giovane o vecchio, padrone o servo, padrona o serva, erudito o illetterato. Parlando propriamente, tutti i cristiani fanno parte dell’ordine ecclesiastico e non c’è fra loro alcuna differenza, tranne quella risultante dai loro diversi rami di attività”. In questa nuova realtà, i discepoli diventano fratelli e sorelle, ma solo perché sono prima diventati discepoli di Cristo (Mt 12:49). Ritieni di essere pienamente discepolo di Cristo?

Per ricevere lo studio completo: assistenza@avventisti.it

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