La sfida delle traduzioni simultanee.

Notizie Avventiste – Al quinto piano del Dome, la grande sala dell’America’s Center di St. Louis, proprio uscendo dall’ascensore, si vede un cartello con su scritto “Broadcast Media”. “L’area che di solito ospita i giornalisti sportivi, nella settimana della sessantunesima Sessione della Conferenza Generale (o Assemblea Mondiale) si è trasformata in uno spazio per gli interpreti che ascoltano ogni presentazione e la traducono in tempo reale e continuamente a coloro che non conoscono l’inglese” spiega Debbie Michel su Adventist Review.

Insieme con lei, seguiamo questo breve viaggio tra i traduttori.
Gli interpreti simultanei svolgono uno dei ruoli chiave in un evento che comunica con una Chiesa globale. Secondo l’Ufficio Archivi, Statistiche e Ricerca, sono più di 500 le lingue utilizzate nelle pubblicazioni avventiste. Quindi sembra giusto che una Chiesa presente in oltre 200 Paesi dedichi risorse e impegno ai membri internazionali.

Dopo il pensionamento di Odette Ferreira, coordinatrice di lunga data degli interpreti, alla fine della sessione del 2015, la responsabilità è stata raccolta dal past. Roger Esteves, della Columbia Britannica. In questo compito è preziosa l’assistenza di Theophile Voilquin, dello staff della tesoreria mondiale della Chiesa. Insieme coordinano i 45 interpreti impegnati a tradurre in otto lingue: coreano, cinese, tedesco, rumeno, russo, portoghese, francese e spagnolo. Molti di loro sono impiegati della denominazione, ma una buona parte è formata da volontari che hanno preso le ferie dal loro lavoro nel settore pubblico o privato, incluso uno che è un interprete professionista per le Nazioni Unite.

Lavoro impegnativo
Il lavoro di traduzione simultanea può sembrare facile ma non lo è affatto.
Esther Val Bonzil, canadese, che traduce dall’inglese al francese, spiega: “Richiede che la tua mente ascolti nello stesso momento in cui elabori le informazioni e poi le trasformi in un’altra lingua che parli, mentre allo stesso tempo ascolti alla frase successiva”.

Per alleviare parte dell’onere di cercare di capire al volo le parole dell’oratore, a volte vengono fornite in anticipo le copie delle presentazioni. Ma poiché non è sempre così, gli interpreti lavorano a turno per dare una pausa al cervello. Esteves ha organizzato il gruppo in modo che i traduttori lavorino in coppia e possano alternarsi ogni 30 minuti. Naturalmente vi è flessibilità. Ad esempio, quando c’è una presentazione video, gli interpreti portoghesi si divertono a lavorare insieme, alternando le voci dei vari oratori.

Vi è, però, un traduttore che non ha il lusso di un compagno di squadra. Marius Andrei è l’unico traduttore romeno e finora sembra che stia bene. Dice di non aver mai ricevuto una formazione formale nell’apprendimento dell’inglese e considera la sua capacità di parlare la lingua un dono di Dio. Anche se non è facile condurre la traduzione simultanea per più di 12 ore al giorno, grazie a Dio persevera. “Non è facile per i delegati rimanere nella Dome, ascoltare tutte le spiegazioni e votare tutto il tempo, quindi sto facendo la stessa cosa” spiega, poi aggiunge “Se non ce la faccio più, mi prenderò una pausa e dopo ricomincerò”.

Le sfide 
Alcune delle difficolta che incontrano gli interpreti sono la terminologia e le frasi tecniche sconosciute. Secondo Ismael Castillo, traduttore spagnolo, parole come statuto, emendamento o persino Divisione (come nella frase “Divisioni della Chiesa mondiale”) possono presentare un problema.

Castillo è uno dei sei interpreti simultanei della Federazione del Texas e afferma che, oltre a lottare con i termini tecnici, a volte devono affrontare la difficoltà di tradurre interventi in spagnolo di persone di altre parti del mondo. “Negli Stati Uniti sai già in che modo qualcuno esprime un pensiero, come inizia e in qualche modo sai dove sta andando” spiega. Diverso è invece quando bisogna tradurre qualcuno di un Paese al di fuori degli Stati Uniti. “Mi sono ritrovato a interpretare e poi a metà non sapevo dove stesse andando quella persona e mi sentivo un po’ insicuro. Ho dovuto fermarmi un po’, perché alla fine della giornata non traduci parola per parola, interpreti i pensieri” sottolinea.

Nel complesso, l’attività di traduzione simultanea sembra procedere senza o con pochi intoppi.
Esteves condivide una preoccupazione avuta la scorsa settimana, prima dell’inizio dell’Assemblea: “E se si ripetesse quanto accaduto a San Antonio [all’Assemblea Mondiale del 2015, ndt], quando improvvisamente l’incontro si è interrotto a causa di un problema tecnico?”. Ha immaginato questo scenario spaventoso: “Tutti guarderebbero verso la postazione dove siamo per dirci ‘Cosa state facendo lassù?’”.
Ride e conclude: “Farò di tutto perché ciò non accada”.
[LF]

[Foto: Mark Froelich. Fonte: Adventist Review]

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