In futuro, chi definira’ come “polacchi” Auschwitz e gli altri campi di sterminio o lager nazisti che si trovano in Polonia potrebbe rischiare, nel migliore dei casi, una pesante multa, e nel peggiore fino a tre anni di carcere. E’ quanto prevede la proposta di legge appena varata dall’esecutivo di destra nazionalista guidato dalla premier Beata Szydlo. Ed e’ molto probabile che il provvedimento venga approvato senza troppi problemi in Parlamento, dove il partito Diritto e Giustizia (Pis) della Szydlo (e del leader storico Jaroslaw Kaczynski) ha una larga maggioranza.

La legge intende porre fine a un andazzo che da molti anni infastidisce le autorita’ di Varsavia e molta parte dell’opinione pubblica. Spesso i mezzi di informazione e gli esponenti politici stranieri si riferiscono per comodita’ ai lager nazisti come “polacchi”, il che fa temere ai polacchi che, a mano a mano che la Seconda Guerra Mondiale diventa lontana nel tempo, le nuove generazioni possano finire per pensare che i polacchi abbiano gestito i campi di sterminio dove morirono milioni di ebrei e non solo. Una beffa per un popolo che ha pagato un caro prezzo alla follia nazista (da Repubblica del 17 agosto 2016).

Abbiamo chiesto un parere al pastore valdese Pawel Gajewski, di origine polacca, autore di un articolo sull’argomento apparso su Riforma del 19 agosto 2016 dal titolo “La verita’ non si difende con la repressione”.

L’ingresso del campo di sterminio di Auschwitz oggi

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