Michele Abiusi – Quando leggiamo la Bibbia, nella nostra quotidianità, consapevoli di non essere davanti a un libro qualunque, ma alla parola ispirata da Dio, dobbiamo leggere in maniera diversa: una lettura pregata, che sicuramente ci farà crescere spiritualmente e nella nostra personale comunione con Dio. Essa è un cammino con determinate tappe in cui il credente è invitato a sostare. Queste tappe si susseguono secondo un ordine logico. Ci sono otto tappe progressive:
Lettura. Nella lettura si cerca di capire il brano nel suo contesto originale storico, geografico, culturale. Qual era lo scopo spirituale che l’autore aveva in mente? Quando lo scrisse? Dove? In quali circostanze? Come è stato ricevuto quel messaggio dai destinatari originali? Per giungere all’intimità con la Scrittura è necessaria una lettura continua e organica. Bisogna applicarsi sul testo con attenzione, con calma, e soprattutto accostarsi “in spirito”. Prima di iniziare la lettura occorre mettersi in una disposizione particolare e invocare Dio chiedendogli l’aiuto dello Spirito Santo affinché venga a alluminarci. Per ricevere gli insegnamenti dell’Altissimo, occorre un tempo adatto, non i ritagli di tempo nella fretta e nella distrazione. Il risultato di questo contatto continuo con la parola di Dio, è una sorta di condizionamento psicologico positivo; l’acquisizione di ciò che potremmo chiamare “mentalità biblica”, che ci condizionerà nelle nostre scelte di vita.

Meditazione. Non la si può distinguere nettamente dalla prima tappa; si passa dalla lettura all’approfondimento. Anticamente la meditazione era un esercizio di lettura e di ripetizione delle parole, anche pronunciandole, fino ad imparare il testo a memoria. Si tratta di un ritornare sul testo, richiamandone le parole, per ritrovare il tema centrale e imprimerlo nel cuore. È un cercare la  conoscenza, non in senso occidentale (quella intellettuale), ma la conoscenza in senso biblico, ovvero l’esperienza che ne facciamo. Riflettere lo scopo ultimo del  testo. Qual è la rilevanza per l’oggi dell’elemento spirituale che l’autore (umano e divino) esprime nel testo? In che modo veniamo provocati dal testo? Si tratta di un lavoro paziente di approfondimento, ma è un gustare la parola di Dio.

Preghiera. Dalla meditazione non può che scaturire la preghiera. In realtà, già quanto fatto finora è una  forma di preghiera. Si tratta ora di prenderne  coscienza: è la nostra  risposta alla lettura. La parola è venuta in noi e ora torna a Dio, sotto forma di preghiera, la vera preghiera: quella che sgorga dal cuore al tocco della parola divina. È un pregare con la parola di Dio.

Contemplazione. “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Matteo 28:20, Cei). La contemplazione avviene quando la molteplicità dei sentimenti, delle riflessioni e della preghiera si concentra su Gesù che è presente. Contemplare è entrare in un rapporto di fede e di amore con il Dio vivente che in Gesù si è rivelato. La contemplazione è facilitata se scegliamo una parola, una frase, un’immagine dal testo biblico. La contemplazione diventa adorazione nella lode e nel silenzio davanti a Dio. La vera contemplazione ci aiuterà a vedere chi siamo veramente e ciò che dovremmo essere, secondo il punto di vista di Dio. Ci libera dal pericolo d’imporre al testo un’interpretazione ristretta, religiosa o confessionale, che sarebbe lontana dai perenni scopi di Dio. La contemplazione non è qualcosa cui arriviamo noi, con sforzi personali. È un dono dello Spirito Santo che germoglia nella nostra lettura pregata della Scrittura.

Gioia. È un dono dello Spirito: “Il frutto dello Spirito è… gioia” (Galati 5:22). Gustare le cose di Dio ci dà quella gioia da cui scaturiscono le scelte coraggiose e i propositi della fede, quali il perdono, l’umiltà, l’obbedienza.

Discernimento. “Sia questo dunque il sentimento di quanti siamo maturi; se in qualche cosa voi pensate altrimenti, Dio vi rivelerà anche quella. Soltanto, dal punto a cui siamo arrivati, continuiamo a camminare per la stessa via” (Filippesi 3:15,16). Con il discernimento diveniamo sensibili a tutto quello che è spirituale e riusciamo a seguire Gesù, a entrare nella mente di Gesù. “Ora noi abbiamo la mente di Cristo” (1 Corinzi 2:16).

Decisione. Dio comunica con noi individualmente e noi gli rispondiamo in base a questo percepire la sua  volontà, facendo scelte che cambiano radicalmente la nostra vita.

Azione. È la sintesi delle tappe fin qui descritte. L’azione riguarda soprattutto le scelte di vita che possono avere conseguenze su altri. Leggiamo e meditiamo la Scrittura affinché lo Spirito Santo ci aiuti a mettere in pratica le scelte fatte.

Per praticare queste otto tappe che conducono alla comprensione del pensiero divino, dobbiamo tenere presente che ci deve essere una lenta assimilazione del testo biblico, disinteressata. Una lettura impegnata, in cui ci si sente direttamente coinvolti, e solitaria; un rapporto personalissimo tra la sacra pagina e noi. Naturalmente questa deve essere una pratica quotidiana.

Si tratta di imparare ad ascoltare Dio nelle pagine della Sacra Scrittura. Dio parla ancor oggi alle persone!

 

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