In 8 secondi decidono se ascoltarti. Sono gli adolescenti di oggi, tecnologici e social, interessati alla salvaguardia dell’ambiente e desiderosi di cambiare il mondo, ma anche chiusi.

Lina Ferrara – Attenti all’ecologia, realisti, indipendenti, sempre connessi, solidali e proiettati all’uguaglianza etnica, sociale e culturale, multitasking, cioè “capaci di fare più cose nello stesso momento, anche se non vuol dire farle bene, vuol dire farne tante”, prediligono video e immagini; ma sono interiormente insicuri e desiderosi di essere popolari (vogliono lasciare una traccia di loro). È un po’ il quadro della Generazione Z delineato dalla dott.ssa Francesca Marchese, psicologa e psicoterapeuta, durante l’incontro per le animatrici e gli animatori di bambini e ragazzi delle chiese avventiste del Lazio, tenuto il 29 febbraio a Lungotevere Michelangelo 6, a Roma.

I 60 presenti hanno ascoltato con attenzione gli interventi della relatrice e i suoi preziosi consigli utili per capire e saper parlare di Gesù a bambini e ragazzi delle varie fasce di età il sabato mattina, durante la cosiddetta “Scuola del Sabato”, tenendo conto del loro modo di apprendere e della loro capacità di attenzione e di concentrazione.

“Mi si è aperto un mondo” ha affermato un’animatrice alla fine della mattinata “Non è stato solo molto interessante, ma estremamente utile per poter porgere i temi biblici in modo da entrare in contatto con i ragazzi”.

Anche i responsabili degli scout Aisa di Roma hanno preso parte alla giornata speciale e ritagliato un momento particolare con i ragazzi più grandi nel pomeriggio, per incontrare la dott.ssa Marchese.

Partita da un excursus sulle diverse generazioni culturali che, ogni vent’anni, si sono susseguite dai primi del Novecento a oggi, la relatrice ha sottolineato la velocità dei cambiamenti odierni, dovuta anche alle moderne tecnologie, per cui il passaggio generazionale diventa più rapido. Infatti tra le generazioni Z (i nati tra il 1999 e il 2010) e Alfa (i nati dal 2011 a oggi) corre la metà del tempo rispetto al passato. L’anno del cambio generazionale, il 2011, è importante per l’uscita in commercio di un dispositivo mobile più avanzato. Ed è emblematico, secondo la relatrice, che ora i sociologi prendano in considerazione la tecnologia per segnare il passaggio da una generazione all’altra.

“Gli adolescenti usano in media cinque dispositivi tecnologici con noncuranza. Vogliono sapere come stanno le cose e si mettono alla pari con i genitori. Hanno un mondo molto vasto di interessi, anche familiari, ma non lo condividono” ha affermato la dott.ssa Marchese, poiché ritengono che appartenga solo a loro.
“Usano la tecnologia perché fa parte della loro vita” ha aggiunto “Non la considerano utile come avviene per noi adulti, il cellulare è parte della loro mano”.
Sono anche emotivamente analfabeti, “sono isole, non sanno esprimere le proprie emozioni con le parole, magari mostrano un video o lo fanno tramite una canzone. Hanno necessità della comunità Internet, social, ecc, dove si esprimono”.

Cinque parole
Meraviglia si è levata nella sala alle parole: “Per catturare l’attenzione di questi ragazzi, e far sì che siano attenti, che siano partecipi, avete 8 secondi, che tradotto vuol dire cinque parole. In 8 secondi/cinque parole decidono se continuare ad ascoltarvi oppure no. Altrimenti, come fanno sul cellulare, cliccano e cambiano, e il loro cervello naviga da un’altra parte”.

“È esattamente come fanno sui social” ha aggiunto la dottoressa “per cui con i ragazzi si lavora per spot, per motti. I classici motti degli scout, per esempio. Si lavora per frasi simbolo, poi si ampliano, però intanto la frase gli rimane”.

Una volta catturata la loro attenzione, i ragazzi mantengono la concentrazione per 15 minuti in media. Bisogna usare contenuti visivi (anche con immagini in movimento) non solo parole; stimolare la loro curiosità con la ricerca su Internet; dare loro fiducia e autonomia; connetterli attraverso attività di collaborazione; partire da una realtà che sentono molto.

Un momento di dialogo con la platea è seguito alle relazioni. Infine, un applauso di ringraziamento ha chiuso l’incontro, mentre diversi presenti si affrettavano a circondare la dott.ssa Marchese. Perché grande è il desiderio di saperne di più.

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