Consiglio annuale. Tre teologi riflettono sull’identità avventista, l’ermeneutica e la grazia
20 Ottobre 2021

Mark Finley, Artur Stele e Michael Ryan condividono i loro punti di vista sulle sfide della Chiesa contemporanea.

Notizie Avventiste – Nei giorni scorsi si è tenuto il Consiglio annuale 2021 della Chiesa avventista, l’appuntamento di fine anno che riunisce l’intero esecutivo della denominazione globale più alcuni invitati. Vengono presentati e votati i rapporti sulle attività svolte, il nuovo bilancio, i progetti missionari e altro ancora. Durante i lavori, che hanno visto delegati sia in presenza sia collegati via web, sono stati anche affrontati alcuni temi fondamentali.

In particolare, su richiesta speciale del presidente della Chiesa a livello globale, past. Ted N. C. Wilson, tre teologi hanno presentato altrettante relazioni su questioni che hanno un impatto sulla Chiesa avventista. Mark Finley, assistente del presidente mondiale, ha parlato dell’identità avventista e del ruolo della Bibbia; Artur Stele, uno dei vicepresidenti della denominazione mondiale, ha presentato le implicazioni della “nuova ermeneutica”; infine, Michael Ryan, assistente del presidente mondiale, ha condiviso il motivo per cui gli avventisti considerano la grazia di Dio come espansiva e onnicomprensiva.

Pubblichiamo una sintesi delle tre presentazioni.

Mark Finley: Dovremmo ridefinire chi siamo? 
La Bibbia è culturalmente condizionata? La Chiesa avventista del settimo giorno è un movimento religioso suscitato da Dio per preparare un popolo alla venuta di Gesù, o è semplicemente una delle tante confessioni nel panorama delle religioni? Chi siamo e perché esistiamo?

"Gli avventisti del settimo giorno credono ancora che la Bibbia sia la Parola di Dio autorevole e infallibile”, ha sottolineato Finley “E la Bibbia ha ancora autorità, tra l’altro, nella scienza, nella profezia, negli standard di vita e nella dottrina”.

E l’identità avventista? Finley ha ricordato ai dirigenti che gli avventisti del settimo giorno sono "un movimento profetico con un messaggio profetico e una missione divina". Ha quindi chiesto: “Le profezie di Daniele e Apocalisse sono ancora rilevanti nel XXI secolo, o dobbiamo rivalutare la nostra comprensione profetica?”. “Le profezie di Daniele e Apocalisse continuano a parlare con potenza” ha affermato con veemenza.

Per Finley, un'altra domanda importante è chiedersi se i primi undici capitoli della Genesi siano un resoconto storico o solo un’allegoria per spiegare come Dio abbia fatto le cose molto tempo addietro. “Fa differenza ciò che si crede sulla creazione del mondo e su un diluvio universale?”. Ha spiegato che la settimana letterale della creazione di sette giorni "àncora l'intera Bibbia e dà significato all’esistenza”.

Ha anche condiviso le sue preoccupazioni per un crescente movimento di giovani avventisti, i quali credono che ci sia una distinzione tra Gesù e la dottrina. “Alcuni considerano l’enfasi sulla dottrina come legalistica e arbitraria” ha spiegato Finley e ha ricordato ai dirigenti e ai membri di chiesa che Gesù e i suoi insegnamenti sono inseparabili. “Accettare pienamente Cristo significa accettare pienamente le dottrine che ha insegnato”.

Il relatore ha anche parlato di quella che ha definito “fatica dell'avvento", osservando che da oltre 175 anni gli avventisti proclamano il prossimo ritorno di Gesù. "Crediamo ancora che verrà presto?" ha chiesto Finley “È non biblico predicare l’imminenza del ritorno di Cristo alla luce del ritardo dell’avvento? Come possiamo motivare un movimento a prepararsi per il prossimo ritorno di nostro Signore?”.

Gli avventisti credono ancora, come insegna la Scrittura, che il ritorno di Gesù è "più vicino di quando credemmo la prima volta" ha detto Finley, citando l'apostolo Paolo (Romani 13:11). Ha notato che dalla fine degli anni '70 e dall'inizio degli anni '80, un numero crescente di voci nella comunità accademica ha messo in dubbio la validità delle linee temporali profetiche che culminano nel 1844, anno in cui gli avventisti credono che Gesù sia entrato nel luogo santissimo del santuario celeste per iniziare il giudizio pre-avvento. “Le voci stanno diventando più aperte e intense” ha riconosciuto Finley.

Molti mettono anche in dubbio la fede nel santuario celeste. Ma “il giudizio pre-avvento e il santuario sono ancora al centro della teologia avventista per preparare un popolo al ritorno di Gesù” ha ribadito.

Artur Stele: Come dovremmo leggere e studiare la Bibbia? 
“Nel corso della storia, Satana ha usato il dubbio, l’uso selettivo e una reinterpretazione della Scrittura per attaccare il popolo di Dio” ha ricordato Stele ai dirigenti avventisti. Nel Medioevo, il nemico cercava di tenere la Parola di Dio lontana dalle persone. “La Bibbia era in latino e solo il clero poteva capirla e spiegarla. Una delle grandi benedizioni della Riforma è stata quella di aver dato la Bibbia alle persone nella loro lingua" ha affermato.

Stele ha citato i presupposti del metodo storico-critico di interpretazione della Scrittura. Secondo questo e altri punti di vista simili, la Bibbia non è la Parola di Dio, ma è considerata culturalmente condizionata. “Si dice che la Bibbia mostri come le persone vedevano Dio nel momento in cui fu scritta” ha rilevato Stele “Quindi, non è Dio che ci parla, ma come le persone in culture e tempi diversi capiscono Dio e come interpretano [il testo biblico]”.

Al contrario, gli avventisti del settimo giorno credono che "sebbene la Bibbia sia culturalmente e storicamente costituita, non è culturalmente o storicamente condizionata".

Stele ha spiegato che gli approcci postmoderni allo studio della Bibbia hanno portato a uno spostamento dell’attenzione. Sotto questa nuova ermeneutica, l’attenzione si sposta dal vero testo biblico, e passa dal significato inteso dall’autore al lettore che ora decide cosa dice la Bibbia.

Ha sottolineato che in questa nuova logica, il lettore non cerca più di capire ciò che l’autore intende dire, ma, al contrario, cerca un incontro. “Il significato avviene nel momento dell’incontro tra il lettore e il testo” ha spiegato Stele “Quindi, non importa ciò che l’autore intende dire. Il testo ora ha una vita propria. Ogni volta che una parola, o un esempio, o una storia, o un testo, parla al tuo cuore, in quel momento accade un incontro”.

Stele ha aggiunto che questo approccio porta a molteplici significati nel testo, che possono significare cose diverse per lettori diversi. E anche per lo stesso lettore il testo può significare cose diverse in momenti diversi. “Invece di cercare di comprendere il significato oggettivo del testo nel suo contesto originario, il seguace della nuova ermeneutica guarda la Bibbia e vede un insieme di parole, idee, comprensioni e storie diverse che nel momento di un ‘incontro’ può diventare Parola di Dio”.

“In definitiva” ha sottolineato Stele “questa nuova ermeneutica ci porta dall'essere centrati su Dio all'egocentrismo. La storicità degli eventi biblici non gioca alcun ruolo significativo”.

Ha infine sottolineato la convinzione avventista secondo cui Dio e gli scritti ispirati incoraggiano la ricerca diligente delle Scritture, utilizzando un approccio canonico che compie notevoli sforzi per scavare in profondità rimanendo fedeli alla Bibbia. “Siamo studenti fedeli della Parola di Dio!” ha esclamato.

Michael Ryan: Quanto è grande la grazia di Dio? 
Alcune persone accusano la Chiesa avventista di avere una visione ristretta della grazia. Affermano che la teologia della denominazione è oscura e non sarà mai accettata da altre Chiese cristiane o dal mondo. Così, dicono che la comprensione avventista della grazia non concederà mai ai membri la libertà presentata nella Bibbia, che i critici definiscono come uno stile di vita senza limiti.

“Al centro della comprensione della grazia di Dio deve esserci il riconoscimento che la sua grazia permea assolutamente ogni angolo del messaggio biblico” ha dichiarato Ryan. La Parola di Dio conduce alla giustizia di Cristo. “Ogni storia, profezia, tema e dottrina biblica; la legge di Dio e la storia biblica; ogni parabola biblica… tutto ci invita a lavare le nostre vesti nel sangue dell’Agnello”.

“Gettare via ciò che la grazia ha fornito la diminuisce” ha osservato. La Bibbia non lascia spazio a quella che è diventata nota come “ipergrazia”. L'idea dell'ipergrazia afferma che il cuore fedele è così saturo di grazia da rendere non necessaria la riforma. Afferma che la dottrina biblica è priva di significato, distruggendo così la grazia. Al contrario, gli avventisti del settimo giorno credono che abbracciare ciò che la grazia ha fornito espanda effettivamente la grazia stessa.

"Facciamo capire appieno che ci sono persone affiliate alla chiesa che immaginano un movimento di ipergrazia" ha detto Ryan. Ha quindi notato come la teologia dei pionieri avventisti sia diventata oggetto di critiche. I membri di chiesa che criticano i leader affermano che i punti di fede distintivi della denominazione sono diventati un'ideologia fuori luogo. Sostengono che quelle credenze identificative sono proprio ciò che ostacola la missione.

"Questa non è una nuova grazia" ha sottolineato Ryan “Non è la fede di Gesù. Non esiste un nuovo tipo di grazia che in qualche modo cresce mentre il messaggio di Dio si riduce. Non esiste una grazia del genere”. 
“La Bibbia insegna” ha concluso Ryan “che la grazia ha provveduto tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Si levi dunque la chiesa e predichi la strada verso la giustizia di Cristo”.

 

[Foto: Brent Hardinge/Adventist Media Exchange. Fonte: Adventist News Network]

 

 

 

 

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