Non amo i videogiochi sulla mafia. Amo ancora meno le recensioni che li riguardano. Una in particolare: quella uscita sul sito eurogamer.it. Il gioco mafia 3 viene presentato come avente alcune caratteristiche tra le quali la presenza di:
“Omicidio con armi da fuoco e da taglio.
Schizzi di sangue realistici.
Strangolamenti, e uccisioni a mani nude.
Mutilazioni.
Scene di sesso tra donne in topless.
Sesso orale.
Utilizzo di droghe.
Linguaggio razzista”.
Su queste qualita’ preferisco tacere. Queste caratteristiche vengono poi definite “un mix niente male che promette davvero bene. Che ne pensate?” Rispondo volentieri.  Trovo la recensione sinceramente offensiva, probabilmente in modo non volontario ma, ripeto, inutilmente offensiva. Chi combatte contro la mafia, chi e’ costretto a vivere con la scorta perche’ minacciato, chi subisce ed ha subito l’usura per non parlare poi di chi magari ha perso un familiare, cosa dovrebbe mai pensare di un gioco e di una recensione che in qualche modo erge a valore i comportamenti mafiosi? A mio modesto parere che si possa elogiare cosi’ la mafia ludica e’ un fatto gravissimo (dal blog di Salvatore Calleri).
In questo numero di “Sfogliando il giornale” Roberto Vacca intervista su questo argomento Salvatore Calleri, presidente della Fondazione Antonino Caponnetto

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