Il presidente del Consiglio, nel suo ultimo intervento, ha parlato della Pasqua imminente come spunto per una rinascita. Ha fatto appello ai credenti, porgendo però il destro anche ai laici. La politica spesso usa immagini ed episodi biblici in maniera contestuale e Conte ha richiamato un episodio storico che ha un significato anche per noi che viviamo all’epoca del Covid-19. Pasqua, passaggio, liberazione, oggi non significa ripiegarsi sulla situazione che ci impone di vivere nelle nostre case, nelle nostre famiglie, ma significa riappropriarsi degli elementi essenziali. La presenza di Dio non si manifesta in piazza o nei luoghi pubblici, ma nell’intimità.

L’apostolo Paolo in 1 Corinzi 5:6-8 afferma. “Il vostro vanto non è una buona cosa. Non sapete che un po’ di lievito fa lievitare tutta la pasta? Purificatevi del vecchio lievito, per essere una nuova pasta, come già siete senza lievito. Poiché anche la nostra Pasqua, cioè Cristo, è stata immolata. Celebriamo dunque la festa, non con vecchio lievito, né con lievito di malizia e di malvagità, ma con gli azzimi della sincerità e della verità”. Il Covid-19 ci ha sbattuto in faccia l’arroganza di questa nostra umanità. Pensavamo di avere il controllo di tutto e improvvisamente ci rendiamo conto di essere impotenti. La Pasqua diventa allora passaggio dall’arroganza agli azzimi di sincerità. La verità è Cristo, nostra Pasqua.

Intervista di Mario Calvagno al pastore avventista Daniele Benini.

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