Presenti le principali realtà religiose del nostro paese e le organizzazioni non profit a esse correlate.
Notizie Avventiste – Il primo corso italiano sul fundraising per gli enti ecclesiastici e religiosi, organizzato da Romboli Associati in partnership con la Fund Raising School di Aiccon e la Chiesa cristiana avventista del 7° giorno, si è tenuto presso il Centro “Casa Aurora” di Firenze, il 22 e 23 ottobre.
“Il fundraising non può essere inteso come elemento residuale per il management degli enti ecclesiastici, bensì rappresenta un ingrediente fondamentale della loro funzione finanziaria e della loro sostenibilità”, ha spiegato Andrea Romboli, ideatore e coordinatore del corso.
47 i partecipanti all’evento che rappresentavano, a vario titolo, le principali realtà religiose del nostro paese e le organizzazioni non profit a esse correlate.
I relatori hanno trasmesso professionalità nei loro interventi e fatto toccare con mano l’esperienza lavorativa all’interno delle organizzazioni a cosiddetto movente ideale.
Paolo Venturi, direttore di Aiccon (Centro studi sull’economia civile dell’Università di Bologna), ha sostenuto la necessità di assumere una “visione” del Fundraising come valore aggiunto, una “Innovazione di Rottura”, determinata dal passaggio dal “No Profit” al “Not for profit”.
Fare fundraising, pertanto, non è appena una sommatoria di interessi, uno scambio di equivalenti e non solo un mutuo interesse, ma un mezzo per co-produrre valore aggiunto sociale, una produttoria fra Onp, donatore, beneficiario e collettività.
Stefano Malfatti, vincitore del premio per il miglior fundraiser al mondo e fundraiser della Fondazione Don Gnocchi, ha illustrato il tema del Legacy fundraising, evidenziando come solo l’8 per cento degli italiani fa testamento a fronte però di capitali sempre più ingenti che non hanno eredi e che, ogni anno, vanno nelle casse dello Stato.
Susanna Pietra, della Chiesa valdese, ha portato l’esperienza dell’otto per mille valdese che permette a una storica ma piccola chiesa protestante italiana, composta da circa 25.000 membri, di raccogliere oltre 30 milioni di euro da più di 600.000 persone.
Nella seconda giornata è intervenuta Lilya Wagner, direttore del Philanthropic Service for Institutions presso la regione nordamericana della Chiesa avventista, che ha sottolineato l’importanza del dono come valore e fattore di crescita delle persone nelle loro comunità di riferimento.
Vi è stata anche la partecipazione straordinaria di Francesca Zagni, coordinatore alla Fund Raising School, che dialogando con Lilya Wagner, ha affermato che il non profit ha un ingrediente il più: “ci mette il cuore!”
Roger Bergonzoli, responsabile fundraising della Fondazione Santa Rita da Cascia, ha raccontato l’esperienza del coinvolgimento delle monache di clausura della santa, grazie al quale ha potuto innestare a tutti i livelli una profonda cultura del fundraising, costruendo in pochi anni oltre 400.000 contatti.
A conclusione della due giorni, è intervenuto il dott. Lorenzo Fabbri, responsabile degli archivi dell’Opera Santa Maria del Fiore del Duomo di Firenze che ha raccontato ai presenti gli 800 anni di fundraising del duomo della città. Interessante il viaggio nella storia del fundraising fiorentino e italiano, dove nel ‘300 la raccolta fondi avveniva con un’imposta sulle successioni, mentre nel ’700 tramite la creazione di un’associazione che aveva lo scopo di reperire le risorse destinate al restauro della facciata. Essa dava la possibilità a chi donava 5.000 lire di vedere inserito lo stemma di famiglia nella facciata stessa. Con questo meccanismo furono raccolti più di un milione di lire. Oggi, l’Opera del duomo si finanzia prevalentemente con i biglietti d’ingresso pagati da turisti e fedeli (oltre un milione all’anno) che visitano gli spazi sacri e museali.