Già da molte settimane le chiese avventiste in Italia sono chiuse a causa della pandemia di Covid-19. Ogni sabato, i credenti avventisti, singolarmente o con i propri familiari conviventi, si riuniscono “in maniera virtuale” usufruendo anche dei diversi sussidi video e audio prodotti dalla chiesa avventista nazionale e da diverse chiese locali. Durante la settimana, poi, la voglia di incontrarsi si traduce in collegamenti su varie piattaforme.
Le famiglie vivono la propria dimensione spirituale chiuse in casa e, forse, in qualche modo chiuse in sé stesse. C’è il pericolo che l’abitudine a stare da soli crei delle distanze anche dopo il coronavirus? Oppure la distanza attuale alimenta la voglia, per il dopo emergenza, di stare insieme ancora più di prima? Può essere utile per il futuro l’esperienza tecnologica e informatica sperimentata durante la pandemia?

Intervista di Mario Calvagno e Carmen Zammataro al pastore Roberto Iannò, direttore nazionale del dipartimento Ministeri della Famiglia dell’Unione Italiana delle chiese cristiane avventiste.

Foto: dreamstime.com/mike2focus_info

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