M3-editorialeGiuseppe Marrazzo – Fra opere di misericordia e fiumi di bontà, la storia della chiesa ha registrato anche momenti di divisioni e scismi. Se  Cristo non è diviso (1 Cor 1:13) neanche la chiesa come corpo di Cristo può esserlo (Gv 17:21). Tuttavia, l’organizzazione umana della chiesa  è multiforme. Oggi, si grida alla scandalo della divisione (Avvenire, 21 gennaio 2014), ma ci sono state delle ragioni per giungere a questo, il più delle volte di ordine dottrinale, spesso per questioni morali e anche per problemi di potere. Nei secoli, la divisione si è cristallizzata in comportamenti ostili, soprattutto verso chi si separa. L’altro è un infedele, un eretico, uno scomunicato e in questo modo le varie confessioni religiose hanno intrapreso un percorso parallelo, concorrenziale. Ognuna di esse ha preteso di possedere una verità da salvaguardare e difendere. Ognuna crede di annunciare Gesù Cristo e sottostare alla sua autorità. Tuttavia dopo tante guerre e tanto sangue versato, nel XX secolo nasce il dialogo e i credenti appartenenti a tradizioni diverse decidono che è molto meglio pregare, meditare la Parola insieme piuttosto che delegittimarsi l’un l’altro. La settimana di preghiera per l’unità dei cristiani riguarda tutti i credenti, perché le chiese ancora proseguono un percorso separato.

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