Francesco Zenzale – “Molti di quelli che dormono nella polvere della terra si risveglieranno; gli uni per la vita eterna, gli altri per la vergogna e per una eterna infamia” (Da 12:2).

La risurrezione è il cuore dell’evangelo. Se questa speranza fosse disattesa o svuotata dal suo significato, accomunandola per esempio al concetto dualista della natura dell’uomo (anima-corpo), non avrebbe alcun valore credere nella risurrezione dei morti (1 Te 4:13-18). La dottrina dell’immortalità dell’anima oltre a svalutare la beata speranza del ritorno di Cristo, crea seri equivoci sul mondo futuro. Il concetto comune di paradiso o “campi elisi” come luogo di beatitudine dove le anime glorificate trascorreranno l’eternità nella contemplazione e nella meditazione, è ispirato più al dualismo platonico che al realismo biblico. L’insegnamento biblico riguardo al mondo futuro non è quello di un “celestiale ritiro spirituale” abitato da anime glorificate, ma questo nostro “pianeta” popolato da santi risuscitati (Cfr. Is 66:22; Ap 21:1).

Comprendo la difficoltà nel credere nella risurrezione dei morti “in carne e ossa”, trasformati e resi incorruttibili (1 Co 15). Anch’io, non mi sottraggo alle domande del tipo: com’è possibile che il “mare restituisca i morti” (Ap 20:13), che le tombe si apriranno, e molti corpi de’ santi che attualmente dormono, risusciteranno? (Mt 27:52). Come credere in un insegnamento che non possiamo provare, vedere o toccare con mano?

Come l’apostolo Tommaso, anche noi, siamo usuali dire: “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi, e se non metto il mio dito nel segno dei chiodi, e se non metto la mia mano nel suo costato, io non crederò” (Gv 20:25).

Ma la Bibbia, che io sappia, è molto concreta, non ha nulla a che fare con il mondo delle ipotesi, delle fantasie o del può darsi. I miracoli che Gesù compiva non si situano nell’ambito della magia o dell’illusione. La risurrezione di Lazzaro è un fatto (Gv 11), come anche quello del figlio della vedova di Nain e di altri (Lc 7:11-17; Cfr. Lu 8:49-56; Mt 27:52; 1 Re 17:17-24). E poi, Gesù non aveva bisogno di morire e risuscitare per se stesso: come uomo non ha peccato (Eb 4:15). Infatti, c’è stato un momento in cui stava per essere trasportato in cielo (Mt 17:1-8), ma per la nostra salvezza quel processo fu interrotto.

Cristo Gesù è morto e risuscitato per noi, per la nostra redenzione (Ro 4:25). “Dio, come ha risuscitato il Signore, così risusciterà anche noi mediante la sua potenza” (1 Co 6:14). “Pertanto, se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore, e avrai creduto col cuore che Dio l’ha risuscitato dai morti, sarai salvato” (Ro 10:9).

Io credo che la risurrezione dei morti sia l’unica beata speranza che ci permetta di trascendere dal presente così luttuoso e avvilente. È una prospettiva sicura, certa, perché fluisce da Dio che è vita! (Gv 3:16). “Egli non è l’Iddio dei morti, ma de’ viventi”. (Mt 22:32).

Daniele credeva nella risurrezione dei morti. In visione ebbe la gioia di cogliere questa esplosione di vita associata al giudizio (Da 7: 9-14), e quando Dio gli sussurrò “Tu, va’ pure alla tua fine e riposa: ti alzerai per la tua sorte alla fine dei giorni” (Da 12:13), si addormentò nella consapevolezza che sarebbe risuscitato.

“Così parla il Signore, Dio: ‘Ecco, io aprirò le vostre tombe, vi tirerò fuori dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi ricondurrò nel paese d’Israele. Voi conoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi tirerò fuori dalle vostre tombe, o popolo mio! E metterò in voi il mio Spirito, e voi tornerete in vita; vi porrò sul vostro suolo, e conoscerete che io, il Signore, ho parlato e ho messo la cosa in atto’, dice il Signore” (Ez 37:12-14).

 

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