Francesco Zenzale – “I saggi tra il popolo ne istruiranno molti; ma saranno abbattuti, per un certo tempo, dalla spada e dal fuoco, dalla schiavitù e dal saccheggio. Quando saranno travolti, riceveranno qualche piccolo aiuto; ma molti si uniranno a loro senza convinzione. E di quei saggi alcuni cadranno per essere affinati, purificati, resi candidi fino al tempo della fine, perché questa non avverrà che al tempo stabilito” (Da 11:33-35).

Nella precedente riflessione ho evidenziato la stretta relazione tra l’ottavo e l’undicesimo capitolo. In questa, con l’aiuto del dott. Jacques B. Doukhan, esamineremo il rapporto esistente fra la potenza del nord e il potere rappresentato dal piccolo corno che si “ingrandisce enormemente in direzione del mezzogiorno, dell’oriente e del paese splendido” (Da 8:9).

Questa significativa collazione, da una parte, ci permette di comprendere come muoversi nello studio delle profezie apocalittiche, come queste avvalorano le precedenti aggiungendo nuovi insegnamenti che indubbiamente infoltiscono il nostro rapporto con Dio. Dall’altra, ci offre la possibilità di dare un valore esistenziale a quel peculiare periodo storico che la parola di Dio delinea come “il tempo della fine” (Da 8:17, 19; 11:27, 40; 12:4).

Tempo escatologico inquietante ma immerso nella speranza, perché alla fine “sorgerà Michele, il grande capo, il difensore dei figli del tuo popolo; vi sarà un tempo di angoscia, come non ce ne fu mai da quando sorsero le nazioni fino a quel tempo; e in quel tempo, il tuo popolo sarà salvato; cioè, tutti quelli che saranno trovati iscritti nel libro. Molti di quelli che dormono nella polvere della terra si risveglieranno; gli uni per la vita eterna, gli altri per la vergogna e per una eterna infamia. I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento e quelli che avranno insegnato a molti la giustizia risplenderanno come le stelle in eterno” (Da 12:1-3).

Le analogie saranno sorprendenti, perché le affinità affiorano persino nel linguaggio.

“Il re del nord ha un comportamento aggressivo e usurpatore nei confronti di Dio (11:36, 37); nel capitolo 8 il piccolo corno si erge fino all’esercito del cielo, fino al capo dell’esercito (vv. 10, 11), contro ‘il principe dei principi’ (v. 25).

Il re del nord se la prende con il santuario e con il sacrificio continuo (11:31); nel capitolo 8, il piccolo corno sconvolge il santuario (v. 11) ed elimina il sacrificio perpetuo (v. 12).

Il re del nord conquista il ‘paese splendido’ (tsevi), espressione simbolica che designa la Palestina (vv. 16, 41, 45), e avrà disegni ostili contro il patto santo (vv. 28, 30); lo stesso avviene con il piccolo corno che diventa grande verso il ‘paese splendido’ (v. 9) e attacca il popolo dei santi (v. 24).

Come il re anche il piccolo corno del capitolo 8 è originario del nord (v. 4).

Il re del nord e il piccolo corno subiscono il medesimo destino. Il re del nord ‘giungerà alla sua fine e nessuno gli darà aiuto’ (11:45); il piccolo corno ‘sarà infranto senza intervento umano’ (8:25; cfr. 2:45).

In sintesi, possiamo dire che il re del nord e il piccolo corno presentano gli stessi tratti caratteriali, hanno comportamenti simili, provengono dalla stessa direzione e conoscono lo stesso tragico destino; inoltre, coprono un arco temporale uguale, dalla caduta dell’Impero romano fino al tempo della fine” – J. B. Doukhan, I segreti di Daniele, Ed. Adv, Firenze, 2014, p. 508.

Ciò significa che la potenza del nord e il piccolo corno rappresentano lo stesso potere, vale a dire quello politico-religioso che esprime le sue pretese divine e i suoi compromessi politici. La storia del conflitto nord-sud, riportata nel capitolo 11, è la stessa descritta al capitolo 8 per il piccolo corno. Conseguentemente, è importante capire il significato di questo conflitto.

Condividi

Articoli recenti