Daniele e NabuccoFrancesco Zenzale – “Daniele si recò quindi da Arioc, a cui il re aveva affidato l’incarico di far morire i saggi di Babilonia, e gli disse: ‘Non far morire i saggi di Babilonia! Conducimi dal re e io gli darò l’interpretazione’. Allora Arioc si affrettò a introdurre Daniele davanti al re e gli disse: ‘Ho trovato un uomo tra i Giudei deportati che darà al re l’interpretazione’. Il re disse a Daniele, detto Baltazzar: ‘Sei capace di farmi conoscere il sogno che ho fatto e la sua interpretazione?’. Daniele rispose al re: ‘Il segreto che il re domanda, né saggi, né incantatori, né magi, né astrologi possono svelarlo al re; ma c’è un Dio nel cielo che rivela i misteri, ed egli ha fatto conoscere al re Nabucodonosor quello che deve avvenire negli ultimi giorni. Ecco dunque quali erano il tuo sogno e le visioni della tua mente quando eri a letto’” (Dn 2:24-28).

Considerando il dramma di essere  esule, la distruzione di Gerusalemme, il cambio di nome come se la sua esistenza oramai fosse in balia del grande monarca e delle sue divinità, chi avrebbe scommesso sulla vita di Daniele e sulla sua egemonia spirituale?

E ora eccolo, di fronte a Nabucodonosor. Due grandi, ma con una sostanziale differenza: il primo era spirituale, l’altro terreno. Il re era nell’angoscia, in cerca di spiegazioni e bisognoso di conoscenza riguardo al suo futuro e al suo regno; l’altro si presenta sicuro, giudizioso, vincente e umile nel Signore.

Quanto è strana la vita! Chi avrebbe mai pensato che il grande monarca si sarebbe sottomesso allo schiavo fedele a Dio? Dov’erano le divinità Babilonesi tanto decantate dopo la conquista di Gerusalemme?

Guardare negli occhi il grande vincitore, denunciare con garbo e chiarezza il fallimento del suo entourage, delle divinità e del grande dio Marduk e nel contempo esaltare il Dio del Cielo. Quel Dio, nel quale aveva riposto la sua vita. L’umiltà intrisa di una profonda fiducia nel Signore prima o poi dà i suoi frutti!

Abbiamo bisogno di imparare a dipendere da Dio in ogni circostanza della nostra vita. Di affidarci, in un atto di abbandono, a colui che era che è e che viene.

Per chi crede ci sono delle apparenti sconfitte. È vero, Gerusalemme era stata distrutta, le divinità babilonesi avevano vinto, ma la spiritualità, la fiducia nel Signore non era venuta meno! Ogni cosa che ruota intorno a noi può essere distrutta, ma non la fiducia nel Signore. Una fiducia che si compie in un atto di abbandono che oggi è sempre più raro.

Per informazioni o approfondimenti: assistenza@avventisti.it

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