Francesco Zenzale – “Ora sono venuto a farti conoscere ciò che avverrà al tuo popolo negli ultimi giorni; perché è ancora una visione che concerne l’avvenire” (Da 10: 14).

Due sono gli aspetti che meritano la nostra attenzione: la “visione che concerne l’avvenire” e la relazione tra l’espressione “tuo popolo” e gli “ultimi giorni”.

L’espressione “ultimi giorni”, nella parola di Dio, di solito indica la parte conclusiva di un’epoca o di un periodo storico (cfr. Is 2:2; Gr 30:24; 48: 47; 49: 39; Os 3:5; At 2:17; Eb 1:2), congiunto al ritorno di Cristo e al giudizio (Os 3:5; 2 Ti 3:1; 2 P 3:3; Gv 6:40; 11:40; 12:48). In Daniele 10:14, come in 2:28, l’espressione indica l’ultimo periodo della storia umana prima del giudizio. Infatti, l’angelo indica che la visione descritta nell’undicesimo capitolo “concerne l’avvenire”, il futuro o gli ultimi giorni.

Possiamo cogliere questo aspetto sia in Daniele 11:35 e 40, sia considerando il contesto escatologico in cui si muove la visione. Propriamente, l’undicesimo capitolo riproduce, con dovizie di particolari, esperienze già descritte nei capitoli 7 e 8; con la differenza che gli eventi – regni non sono rappresentati da immagini di animali selvatici, domestici trasformati e da mostri, ma da amalgami e sconvolgimenti politico–militari.

La proposizione “farti conoscere ciò che avverrà al tuo popolo negli ultimi giorni” evidenzia una singolare relazione fra l’espressione “il tuo popolo” e gli “ultimi giorni”.

Quest’aspetto potrebbe creare qualche problema se la visione tracciasse la storia del popolo d’Israele fino al ritorno di Cristo. Tale compressione del testo non tiene conto che l’espressione “tuo popolo” si riferisce sia a Israele storico nell’immediato avvenire – la profezia delle settanta settimane (Da 9:24-27) evidenzia l’importanza della preparazione, in tempi angosciosi, in vista del Messia -, sia al popolo della nuova alleanza, all’Israele spirituale, nella prospettiva escatologia.

Secondo la parola di Dio, il nuovo popolo è stato edificato “sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo Cristo stesso la pietra angolare” (Ef 2:20). Ciò significa che l’elemento essenziale del nuovo Israele è rappresentato non da una discendenza letterale o carnale, benché gli apostoli e i profeti fossero israeliti, ma spirituale.

In altre parole, il popolo eletto o l’Israele storico, in Gesù Cristo acquisisce una valenza spirituale inglobante sia gli israeliti, sia i gentili che per fede accettano Gesù Cristo quale personale salvatore. In Cristo Gesù l’elezione non è circoscritta all’Israele storico, ma a una realtà spirituale in cui per fede, e secondo la promessa, tutti sono figli di Abramo (Ga 3:7-29; Ro 9:6-8; 11:23-24).

In tal senso, Giudeo “non è colui che è tale all’esterno, e la circoncisione non è quella esterna, nella carne; ma Giudeo è colui che lo è interiormente; e la circoncisione è quella del cuore, nello spirito, non nella lettera; di un tale Giudeo la lode proviene non dagli uomini, ma da Dio” (Ro 2:28-29; cfr. Ga 6:15-16; Fl 3:3). Perciò, “non c’è distinzione tra Giudeo e Greco, essendo egli lo stesso Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano” (Ro 10:12; cfr. Ga 3:28; Cl 3:11).

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