Francesco Zenzale – “Poi io, Daniele, guardai, ed ecco altri due uomini in piedi: l’uno su questa sponda del fiume e l’altro sulla sponda opposta. Uno di essi disse all’uomo vestito di lino che stava sulle acque del fiume: ‘Quando sarà la fine di queste cose straordinarie?’. Udii l’uomo vestito di lino, che stava sopra le acque del fiume. Egli alzò la mano destra e la mano sinistra al cielo e giurò per colui che vive in eterno dicendo: ‘Questo durerà un tempo, dei tempi e la metà d’un tempo; e quando la forza del popolo santo sarà interamente spezzata, allora tutte queste cose si compiranno’. Io udii, ma non compresi e dissi: ‘Mio signore, quale sarà la fine di queste cose?’. Egli rispose: ‘Va’ Daniele; perché queste parole sono nascoste e sigillate sino al tempo della fine’” (Da 12:5-10).

Daniele continua a non capire il significato escatologico della visione, l’uomo vestito di lino precisa che il contenuto profetico delle “parole” riguarda un periodo pari a “un tempo, dei tempi e la metà d’un tempo”, e che quest’unità di tempo riguarda la fine.

Alcune importanti considerazioni.
1. La locuzione cronologica “un tempo, dei tempi e la metà d’un tempo” è segnalata anche in Daniele 12:7, ma soprattutto nell’Apocalisse, nella variante di “42 mesi” (Ap 12:6), di “un tempo, dei tempi e la metà di un tempo (Ap 12:13) e infine nella forma dei “1.260 giorni” (Ap 13:5).

2. I santi perseguitati in Daniele coincidono con la “donna” e i “santi” perseguitati di Apocalisse (Da 7:25; Ap 12:6,13; 13:5-7).

3. Quest’unità di tempo corrisponde a 1.260 anni. Periodo in cui, a causa delle persecuzioni, “molti saranno purificati, imbiancati, affinati; ma gli empi agiranno empiamente e nessuno degli empi capirà, ma capiranno i saggi” (Da 12:10).

4. Lo spazio temporale (1.260 anni) concerne il tempo della fine. Ciò significa che non ha nulla a che fare con le vicende storiche del periodo di Daniele e con le settanta settimane o i 490 anni di Daniele 9:24-27.

5. I 1.260 anni coprono lo spazio temporale del Medio Evo e terminano nel XVIII secolo circa. Ciò si evince dall’egemonia del potere ostile a Dio e ai suoi figli che inizia intorno al VI secolo d.C., a seguito della fine dell’impero Romano (Da 7:23-25).

6. Daniele è invitato dall’angelo ad accogliere queste parole nell’incomprensione e a proseguire il suo percorso di vita avendo fiducia nel Signore (Da 12:10).

Quest’ultima considerazione ci permette di capire in che modo dobbiamo assimilare la parola di Dio. In essa ci sono cose comprensibili, altre meno perché sono nebulose, e altre ancora indecifrabili perché concernono il tempo della fine.

Ciò significa che, benché viviamo nell’ultima fase della storia di questo piccolo mondo, ci sono alcuni aspetti profetici che non riguardano il nostro tempo, ma il “tempo della fine”, vale a dire gli ultimi giorni, quelli che precedono il ritorno di Cristo. Pertanto, come Daniele, con umiltà e nell’incomprensione, siamo inviati a non segnalare “cose o eventi” come se Gesù dovesse tornare domani o fra un anno, ma a proseguire il nostro viaggio con serenità e speranza. Le nostre opere ci seguiranno.

“Poi udii una voce dal cielo che diceva: ‘Scrivi: Beati d’ora in poi, i morti che muoiono nel Signore. Sì, dice lo Spirito, riposeranno dalle loro fatiche, perché le loro opere li seguono’” (Ap 14:13).

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