Francesco Zenzale – “Ma io ti voglio far conoscere ciò che è scritto nel libro della verità; e non c’è nessuno che mi sostenga contro quelli, tranne Michele vostro capo” (Da 10:21).

Ciò che l’angelo rivela a Daniele, nel capitolo undicesimo, non è riferito con simboli o allegorie, come nelle precedenti visioni (capitoli 2, 7 e 8), ma nel modo di un racconto. In esso si espongono conflitti politici e religiosi che coinvolgono il popolo di Dio. Questi scontri iniziano con l’Impero medo-persiano, proseguono con quello greco-macedone (Da 11:1-22), quindi con l’Impero romano e nella sua metamorfosi religiosa (Imperium Romanum Sacrum), per poi continuare a percorrere la storia, accentuandone la loro drammaticità man mano che si avvicina “il tempo della fine” (Da 11:35-40). In quest’ultimo periodo, l’ostilità si acuisce a tal punto da richiedere l’intervento di Mika’el. La sua azione, oltre a porre fine ai violenti scontri tra due forti avversarsi, denominati simbolicamente “il re del nord” e “il re del sud”, inaugurerà il suo regno (Da 12:1-3).

Il percorso storico-profetico delineato non è di facile interpretazione, soprattutto dal quinto versetto. E le nostre brevi riflessioni non sono elaborate per addentrarci in questa interessante questione. In tal senso, per chi desidera approfondire la problematica, invito a leggere il libro Capire Daniele di A. Caracciolo, Edizioni Adv (Firenze).

Comunque, la visione tende a sviluppare quella dell’ottavo capitolo. Ciò si evince dai seguenti riferimenti:
– Come l’ottavo, anche l’undicesimo capitolo inizia con l’Impero medo-persiano (Da 8: 20; 11:1-2).
–  La divisione dell’Impero greco-macedone è descritta con le medesime parole: “sarà diviso verso i quattro venti del cielo” (Da 8:8; 11: 4).
–  La violazione del santuario, del tamîd e del patto santo è un aspetto rilevante in entrambe le rivelazioni (Da 8:9-14, 23-26; 11:21-40).
– Gli espliciti riferimenti al tempo della fine indicano che l’umanità si avvia verso l’epilogo, che culminerà con l’intervento di Dio (Da 8:17, 19; 11:40; 10:14).
– Il drammatico coinvolgimento del popolo di Dio, dell’Antica e della Nuova Alleanza, è il motivo per cui l’audizione è accordata (Da 10:14; 11:33; 8:24).
– Le prospettive funeste sembrano echeggiare le attività devastanti del “piccolo corno” descritte nei capitoli 7 e 8.

Oltre a queste attinenze, si evidenzia la stretta relazione con la profezia delle settanta settimane. In contrapposizione all’opera del Messia (Mashiach), il quale avrebbe stabilito “un saldo patto con molti” (Da 9:27), nell’undicesimo capitolo si prospetta la violazione di questo patto: “disegni contro il patto santo” (11:28-31).

Nell’insieme, il racconto profetico descrive eventi che evidenziano una filosofia di vita naturale e umana in contrasto con quella auspicabile dai figli di Dio (Ef 5:1-2; Mi 6:8) e indubbiamente in netta opposizione al progetto redentivo. I conflitti in esso enunciati evidenziano la violazione dei diritti umani, dell’autodeterminazione dei popoli e della liberta di coscienza. Ciò si arguisce dall’incensante e funesta lotta fra i re del mezzogiorno e del settentrione, dove uomini e donne, popoli e nazioni sono in balia del potere egemonico di turno. Ma verrà il giorno in cui “i saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento e quelli che avranno insegnato a molti la giustizia risplenderanno come le stelle in eterno” (Da 12:3).

 

 

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