Daniele in breve. Volsi la mia faccia verso Dio

In collaborazione con la redazione della rivista Il Messaggero Avventista.

18 Luglio 2017
Daniele in breve. Volsi la mia faccia verso Dio

In collaborazione con la redazione della rivista Il Messaggero Avventista.

18 Luglio 2017


Francesco Zenzale
– “Volsi perciò la mia faccia verso Dio, il Signore” (Dn 9:3).
Una delle molteplici dinamiche del peccato è il disorientamento, la confusione, quel senso di smarrimento che ci accompagna in ogni istante della nostra vita. A volte ne siamo consapevoli, altre meno, ma è sempre lì, in quell’angolo più remoto della nostra mente. Quando emerge fa male, molto male! Il senso di inadeguatezza avvolge la nostra esistenza e a volte ci troviamo implicati in un processo analitico e neanche il più imminente psicoterapeuta sarebbe in grado di offrirci una risposta esaustiva .

Daniele ha avuto genitori che sin da piccolo gli avevano insegnato ad affidarsi al Signore in ogni circostanza della vita, e ciò è risultato molto utile quando il giovane si è trovato solo a Babilonia. Fra i tanti tratti caratteriali che possiamo cogliere in quest’uomo di Dio, quali la mitezza, la rettitudine, la determinazione, , ve n’è uno che credo sia la base del suo successo: si affidava completamente al Signore.

“Volsi la faccia verso Dio, il Signore”. Non è facile! Abbiamo seri problemi a guardarci allo specchio e a confrontarci serenamente con l’altro, immaginiamoci con Dio, il Signore! I sensi di colpa e di inadeguatezza ci opprimono, e come Pietro possiamo solo esclamare: “Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore” (Lc 5:8).

Pietro a differenza di Daniele non aveva capito che Gesù si è fatto uomo per stare con dei peccatori come me e te. “Il Figlio dell’uomo è venuto per cercare e salvare ciò che era perduto” (Lc 19:10).

Riusciamo ad afferrare il senso di queste parole? Gesù si avvicina all’uomo, fragile e smarrito e lo invita a fidarsi di Dio, l’infinito, che è amore!

Caro amico e amica, “Dio vorrebbe che noi capissimo la tenerezza e l’intensità con cui ci cerca. Egli ci invita ad affidare i nostri conflitti alla sua comprensione, le nostre sofferenze al suo amore, le nostre ferite alla sua capacità di guarire, la nostra debolezza alla sua forza, il nostro vuoto alla sua pienezza” – E. G. White, Con Gesù sul monte delle beatitudini, ed. Adv, Impruneta (FI), 2007, p. 101.

“Ma ora così parla il SIGNORE, il tuo Creatore, o Giacobbe, colui che ti ha formato, o Israele! Non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome; tu sei mio!” (Is 43:1-3).

Per saperne di più: assistenza@avventisti.it

 

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