«La gestione dei flussi migratori deve essere umana, equa ed efficiente, ma anche un Paese aperto come l'Italia ha dei limiti e ci siamo arrivati»: la risposta del premier Mario Draghi al presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che martedì ad Ankara suggeriva sibillino di considerare come i respingimenti di Atene stiano dirottando i rifugiati verso le nostre coste, rimbalza a mo' di boomerang attraverso il Mediterraneo. L'Italia è davvero giunta al limite di sbarchi, oltre cui scatta l'allarme securitario, sociale e soprattutto politico?

A leggere i dati ufficiali, sembra proprio di no. Dal primo gennaio al 4 luglio 2023 sono approdate tra Sicilia, Calabria e Puglia 28.405 persone, una cifra di poco superiore ai 21.619 dei primi sei mesi del 2022 ma enormemente minore rispetto agli 83 mila della metà iniziale del 2017, l'anno del Memorandum d'intesa sulla migrazione siglato tra l'allora ministro dell'interno Marco Minniti e il governo libico che terminò comunque a quota 120 mila arrivi (da "Migranti, siamo davvero al limite?", di Francesca Paci dal quotidiano La Stampa di Torino del 7-7-2022). 

La Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (FCEI) attraverso il suo programma migranti e rifugiati, Mediterranean Hope, e insieme a UNHCR, Tavola valdese e S.Egidio, ha promosso e realizzato diversi corridoi umanitari.

Il 30 giugno scorso è arrivato all’aeroporto di Fiumicino  il secondo volo dalla Libia, nell’ambito di un protocollo siglato coi Ministeri degli Esteri e dell’Interno. Claudio Coppini e Roberto Vacca hanno intervistato su questi temi il professor Daniele Garrone,  presidente della FCEI.

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