Con questa puntata termina la serie di conversazioni di Roberto Vacca con Francesco Lo Cascio, vice-presidente del MIR Italia (Movimento Internazionale della Riconciliazione) e portavoce della Consulta della Pace di Palermo.
In questa ultima puntata prendiamo in esame il dilemma se un movimento nonviolento possa nascere e sopravvivere in una società fortemente autoritaria e indifferente verso i diritti umani. Francesco Lo Cascio prende brevemente in esame alcune situazioni storiche, come la lotta nonviolenta in India e in Sudafrica, nell’America razzista di Martin Luther King, in certi paesi latinoamericani, nella Danimarca dell’occupazione nazista e persino nella stessa Germania di Hitler. Come per tutti gli eventi storici, la vittoria non è garantita, ma è falso affermare che solo la lotta armata possa offrire prospettive di vittoria. E in certi casi,  alcune sconfitte sono diventate  il germe di sviluppi successivi di pace e riconciliazione.

Nella foto: 9 Ottobre 1989, da una chiesa di Lipsia si arrivò al crollo del Muro di Berlino. In un contesto in cui dilagava un senso di impotenza e di rabbia, la Chiesa Evangelica, nella DDR, svolse un ruolo fondamentale. Fu un punto di riferimento perché offrì un luogo protetto di discussione, di confronto e di opposizione, “vessillo di speranza e centro di raccolta dei cittadini più critici”. Un membro del comitato centrale della SED, il partito unico della DDR, disse: “Wir hatten alles geplant. Wir waren auf alles vorbereitet. Nur nicht auf Kerzen und Gebete.” (“Avevamo pianificato tutto. Eravamo pronti a tutti. Ma non a candele e preghiere”).

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