Considerato l’allarme generatosi a seguito della promulgazione della legge del 13 luglio 2015 n. 107 detta “La buona scuola”;

Considerato l’art. 1 comma 16 della stessa, ove si fa riferimento alla opportunità che, attraverso il piano triennale di offerta formativa (Pof), si promuova “nelle scuole di ogni ordine e grado l’educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare gli studenti, i docenti e i genitori sulle tematiche indicate”;

Considerata la pressante campagna di sensibilizzazione e di protesta promossa da diversi movimenti e associazioni di genitori e famiglie, specie (ma non soltanto) di area cattolica, sul rischio – tutt’altro che remoto – di introduzione nella scuola pubblica di teorie e pratiche tese a sminuire il valore della diversità dei generi “maschile” e “femminile”, la loro complementarità, e tesa altresì a negare, in tutto o in parte, la loro scaturigine da una effettiva base biologica-anatomica [cosiddetta “teoria gender”] ma riconducendole, pressoché interamente, a stereotipi sociali e culturali;

Considerati i molteplici appelli giunti, attraverso svariati mezzi (account di posta elettronica, sms., volantini pubblicitari, lettere, ecc.) anche a moltissimi genitori delle nostre chiese sui rischi di un simile approccio alla educazione sessuale e dei generi, per i nostri bambini/e e ragazzi/e che frequentano le scuole pubbliche, tali da suggerire addirittura agli stessi genitori di non firmare alcun patto educativo con le istituzioni scolastiche;

Considerata la continua richiesta di chiarimenti e di informazioni provenienti da diverse chiese, ai nostri rispettivi dipartimenti, Educazione, Ministeri in favore dei bambini, Affari pubblici e Libertà religiosa, Comunicazioni, anche in relazione al rischio di ulteriori paventate misure legislative che potrebbero avere ad oggetto una puntuale normazione del tema in oggetto;

Il Comitato Esecutivo dell’Unione Italiana delle Chiese Cristiane Avventiste del Settimo Giorno, riunito il 17-18 aprile 2018, delibera che:

1. L’attuale testo della suddetta legge 107/2015 art. 1 co. 16, per quanto riguarda l’impegno delle scuole pubbliche ad implementare e promuovere ogni sforzo teso a educare alla pari dignità dei sessi e a contrastare fenomeni di discriminazione di genere o di orientamento sessuale ci trova sostanzialmente concordi. Ogni prevaricazione di una persona su un’altra, motivata da visioni culturalmente sbilanciate in merito a ruoli e funzioni ben definite e fisse sulle prerogative del “maschile” e del “femminile”, genera una violenza e una sofferenza che la nostra chiesa non intende avallare in alcun modo.

2. Rimaniamo tuttavia vigili, come genitori e come chiese, sulle modalità pedagogiche e didattiche che le scuole pubbliche intenderanno adottare per favorire una maturazione psicologica e relazionale dei bambini/e e dei ragazzi/e sull’importante tema del rispetto dell’alterità e nell’azione di contrasto di ogni possibile fenomeno di discriminazione. Intendiamo con ciò sottolineare che non ogni strumento è dal nostro punto di vista idoneo a conseguire l’obiettivo.

3. Avremmo molte perplessità e motivo di rammarico e di eventuale protesta, qualora – come taluni comprensibilmente temono – si introducessero corsi di educazione sessuale ideologizzati, e senza aver adeguatamente informato le famiglie sul profilo assiologico di fondo che li ispira. La recente circolare promulgata a tal riguardo dal Miur (15 settembre 2015) sembra offrire una pur minima rassicurazione, che in ogni caso non fuga ogni dubbio e non ci esime dal vigilare.

3. Riconosciamo al contempo che la scuola pubblica è, o dovrebbe essere, per definizione laica: cioè scevra da particolari condizionamenti di ordine confessionale e religioso. La chiesa avventista ritiene da sempre la laicità delle istituzioni pubbliche un baluardo di difesa dei diritti delle minoranze: religiose, culturali e sociali. Essa dunque si astiene dall’intervenire nella scuola pubblica per promuovere dogmi e convinzioni etiche che devono rimanere proprie di una confessione e non imposte all’intera collettività.

4. Ricordiamo inoltre che la scuola pubblica di ogni ordine e grado, per quanto importante e a tratti decisiva nella formazione dei nostri giovani, non è l’unica agenzia educativa esistente. Il compito della chiesa e della famiglia si affianca robustamente a quello della scuola nella formazione ed educazione, anche sulle tematiche sopra citate, dei nostri giovani.

Esortiamo infine le famiglie e i genitori della nostra chiesa a collaborare senza pregiudizio con le istituzioni scolastiche e li invitiamo altresì a consultarci e informarci qualora spiacevoli episodi dovessero verificarsi in ordine alle questioni oggetto di questa dichiarazione.

 

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