La solidarietà dell’Officina e di Adra Italia a Roma, durante l’emergenza coronavirus.

Lina Ferrara – “Ciao, sono di Adra. So che sei in difficoltà, vorrei portarti del cibo che possa durare due settimane per te e per i tuoi figli. Poi te ne porterò ancora. Posso?”. La risposta: “Sì, puoi! Ma dimmi chi sei e perché lo fai”. “Sono un cristiano, un avventista del settimo giorno, in qualche modo un operatore sanitario, distribuisco un farmaco onnipotente: l’amore. Perché lo faccio? Per me stesso! Se riesco a guarire tutti, nessuno potrà contagiare me! Distribuisco amore perché sono un egoista!”.

Questo è uno degli episodi vissuti dai volontari avventisti a Roma, nelle lunghe settimane di confinamento a casa. A raccontarlo è Renato Bozzacchi, della chiesa avventista di Luogotevere e tra i fondatori dell’Officina, un gruppo di volontariato nato nel 2013 e impegnato in attività sociali di supporto e assistenza personale. Nella capitale opera anche il coordinamento di Adra Italia (Agenzia avventista per lo Sviluppo e il Soccorso). Unite insieme, le due realtà benefiche hanno offerto soccorso alimentare continuo ad alcune centinaia di famiglie (un migliaio di persone) impossibilitate a comprare il necessario per mangiare.

Adra e l’Officina hanno lavorato alla preparazione e distribuzione dei pacchi di alimenti nel territorio romano. “La nostra piccola Officina è stata inglobata in una più grande: Adra! La onlus ha ricevuto e riceverà moltissimi alimenti” ha affermato Renato Bozzacchi “Per diversi mesi il pastore Daniele Benini (che serve la comunità avventista filippina), coadiuvato da Cornelio Lupu (pastore della chiesa avventista di Lungotevere), e da Mihai Bumbar (pastore della chiesa avventista romena di Piazza Vulture), ha organizzato la distribuzione del cibo nei locali di quest’ultima comunità”.

Numerosi volontari hanno reso possibile un servizio prezioso per tante famiglie. “Con un rapido passaparola” ha proseguito Bozzacchi “sono state selezionate alcune centinaia di famiglie indigenti, i nuovi poveri. Quelli che si sono trovati, causa pandemia, in condizioni disperate”.

“Ma come si può battere il corona?” ha concluso “Non ci sono né farmaci né vaccini. Esiste però ‘un morbo’, un altro ‘corona’, dal quale dovremmo tutti farci infettare per combatterlo: l’amore! È questa la chiave di svolta, il vaccino per tutti i mali del mondo”.

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