Luigi Caratelli – I non risolti problemi tra Stati Uniti, da una parte, e Corea del Nord e Iran, dall’altra, sul tema della produzione nucleare, hanno risvegliato nei cittadini di questo mondo, inoltratosi nel XXI secolo, il fondato dubbio che qualcuno, costretto da eventi imponderabili, possa schiacciare il fatidico bottone e dare il via a un immane olocausto atomico.

Ricordo che negli anni ’80 acquistai un libro che raccoglieva gli atti del convegno “Conference on the World After Nuclear War”, tenutosi a Washington nell’ottobre 1983. Mi colpì il titolo, più che eloquente, Tre minuti a mezzanotte.1 In quel consesso, gli scienziati dibattevano proprio sulla pericolosità del nucleare, e chi scelse il titolo del volume pubblicato l’anno successivo, si rifaceva al famoso Orologio dell’apocalisse, creato nel 1947 dal “Bullettin of the Atomic Scientist” per illustrare simbolicamente il tempo che restava prima della fine del mondo, fissata alla mezzanotte dell’ipotetico orologio.

Quando l’idea venne concepita, gli analisti ritenevano che restassero 7 minuti prima della mezzanotte. Quando nel 1953 gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica fecero esplodere le prime bombe all’idrogeno, le lancette vennero sposate in avanti sino a fermarsi a “due minuti a mezzanotte”. Sono trascorsi, da quell’ultimo “aggiornamento”, ormai 65 anni, e proprio questa settimana ho acquistato un altro libro sul tema: s’intitola proprio 2 minuti all’Apocalisse. Guerra nucleare e catastrofe ambientale, e chi ci ragguaglia in proposito è nientemeno che il linguista-filosofo più famoso al mondo, Noam Chomsky.2

Moriremo polverizzati dall’atomo?
È proprio Chomsky a risvegliare in noi paure che la guerra fredda aveva momentaneamente sopito: “per quanto riguarda la guerra nucleare” riflette lo studioso “le azioni in Siria e sul confine russo potrebbero innescare un conflitto… Inoltre, la prosecuzione da parte di Trump dei programmi avviati da Obama per la modernizzazione delle forze nucleari pone rischi enormi… questo programma ha incrementato di circa tre volte la potenza distruttiva dei missili balistici statunitensi, creando esattamente la situazione che ci aspetteremmo di vedere se uno stato dotato di un arsenale nucleare volesse dotarsi della capacità di ingaggiare e vincere un conflitto atomico disarmando i nemici con un attacco a sorpresa”. La conclusione di Chomsky non lascia adito a dubbi: “Il significato è lampante: in un momento di crisi, e ne capitano fin troppi, i pianificatori militari russi potrebbero decidere che, in mancanza della ‘deterrenza’, l’unica speranza di sopravvivere è essere i primi ad attaccare. E questa sarebbe la fine per tutti noi”.3

Nell’introduzione del libro Quanto manca alla fine?, di Antonio Gentili, si leggono queste parole “Oggi è possibile mostrare, quasi in sinossi, come l’analisi ‘laica’ e l’intuizione ‘religiosa’ coincidano nel giudicare il nostro un tempo di svolta, forse di fine, certo di crisi radicale. Le categorie escatologiche ed apocalittiche escono dal loro esilio nei libri dei profeti e dei veggenti per trasmigrare anche nei saggi, negli articoli, nelle interviste dei ‘laici’”.4

Quindi, i “profeti” di oggi sono scienziati, ricercatori, sociologi, economisti, ecologisti e studiosi delle più svariate discipline, che non hanno necessariamente un retroterra religioso a cui attingere, ma che anzi sono a volte in opposizione a tale visione. Paradossalmente in ciò consiste proprio la loro credibilità; il loro essere sganciati da qualsiasi condizionamento religioso rende le loro analisi e le loro conclusioni scevre di forzature confessionali, in qualche caso addirittura dannose per la ricerca della verità. Molti di loro, si constata con meraviglia, giungono, per altre vie, alle stesse conclusioni dei profeti biblici, benché usino, al posto di metafore apocalittiche, dati scientifici inoppugnabili. Che in realtà risultano essere più “apocalittici” dell’Apocalisse stessa.

I titoli dei loro libri sembrano presi in prestito dalle apocalissi bibliche. Ad esempio, citandone solo un ridotto numero, il fisico di formazione Alok Jha ci “delizia” con un Manuale dell’apocalisse, Cinquanta ipotesi sulla fine del mondo;5 mentre il nostro Mario Tozzi, noto geologo e ricercatore del Cnr, è più esplicito con il volume Pianeta terra ultimo atto. Perché saranno gli uomini a distruggere il mondo;6 non scherza nemmeno il geofisico Bill McGuire con il suo Guida alla fine del mondo. Tutto quello che non avreste mai voluto sapere;7 e via di questo passo.

Ma forse moriremo seppelliti dall’immigrazione
Il citato Chomsky ravvisa un altro motivo di preoccupazione, quello degli effetti disastrosi del cambiamento climatico. La moltitudine di disperati che fuggono da Paesi in guerra, sono solo una minima parte di quanti, tra qualche anno, saranno costretti alla medesima fuga, ma a causa degli squilibri nell’ecosistema: li chiamano “profughi ambientali”, e se ne prevede l’esodo di circa 30 milioni. Questa potrebbe essere una vera piaga biblica.

Anche in questo caso, nella riflessione di “profeti laici”, anch’esse affidate a testi importanti, si ravvisa un senso di urgenza e quasi ineluttabilità: “Se anche tutte le emissioni di gas si interrompessero all’istante” avverte Christian Parenti “cioè se l’economia mondiale crollasse oggi stesso e non accendessimo più né una lampadina né un solo motore a scoppio, nell’atmosfera ci sarebbe già abbastanza anidride carbonica per determinare un netto aumento delle temperature e un devastante cambiamento climatico, con il conseguente significativo incremento di povertà, violenza, disordini sociali, migrazione forzata e sconvolgimenti politici”.8

Tali e altre preoccupazioni sono largamente presentate da Gwynne Dyer nel suo volume Le guerre del clima. La lotta per la sopravvivenza mentre il pianeta si surriscalda;9 oppure da Mastrojeni e Pasini, il primo coordinatore per l’ambiente della Cooperazione allo sviluppo, il secondo fisico e climatologo del Cnr, autori del libro denuncia Effetto serra effetto guerra.10

Giusto per essere informati della situazione attuale, è proprio McGuire a dirci che il “punto di non ritorno” è stato abbondantemente superato. E McGuire potrebbe spiegarlo un milione di volte a Trump e a tutti i repubblicani che negano il pericolo dei cambiamenti climatici, e tutto l’establishement del Presidente risponderà per un milione di volte che il pericolo in oggetto è solo un bluff, è inesistente. È facile capire perché.

Il punto di vista biblico
Nella Bibbia non si troverà un solo accenno alla “data della fine del mondo”. Si trovano invece testi come quello di Apocalisse 11:18, dove è scritto: “Le nazioni si erano adirate, ma la tua ira è giunta, ed è arrivato il momento di giudicare i morti, di dare il loro premio ai tuoi servi, ai profeti, ai santi, a quelli che temono il tuo nome, piccoli e grandi, e di distruggere quelli che distruggono la terra”.

Sono gli uomini, non Dio, che hanno il potere di distruggere la terra; ma Dio ha il potere di intervenire prima che un olocausto nucleare o uno sfascio ambientale metta fine ai giorni degli uomini.

Sì, la Bibbia annuncia disastri causati dall’uomo, ma rivela anche un messaggio di speranza: quando saremo giunti al “punto di non ritorno” per quanto riguarda i meccanismi biologici, ci sarà un “ritorno” che ridarà inizio alla vita. Il vecchio mondo da noi deturpato sarà soppiantato dal nuovo che porterà con sé Cristo, proprio alla fine dei tempi.

Nel 1984 lavoravo come produttore radiofonico a Firenze, e decisi di costruire una serie di programmi-testimonianza intervistando gli atleti italiani reduci dalle vittorie dell’appena conclusa Olimpiade di Los Angeles. Andai a trovare Alessandro Andrei, il vincitore della medaglia d’oro nel lancio del peso; le domande dell’intervista dovevano mettere in luce gli aspetti della vita dei personaggi pubblici riguardanti la loro esperienza di fede. L’ultima domanda era formulata così: “Se le dicessero che Cristo sta per tornare sulla terra a mettere le cose a posto, lei cosa risponderebbe?”. Lo guardai negli occhi, erano diventati lucidi per la commozione, e l’omone gigantesco mi diede una risposta inaspettata: “È meraviglioso. Se le cose stanno così, io mi preparerei”.

È lo stesso invito di Gesù. E dal momento che non sappiamo la data del suo ritorno (potrebbe essere oggi per chi muore), sarebbe saggio leggere le parole della Bibbia, che non solo preparano per “quel” tempo, ma risuscitano oggi stesso vite disastrate.

Note
1 Autori vari, Editori Riuniti, Roma 1984.
2 N. Chomsky, 2 minuti all’Apocalisse, edizioni Piemme, Milano, 2018.
3 Ivi, p. 10.
4 A. Gentili, Quanto manca alla fine?, editrice Sei, 1984.
5 A. Jha, Manuale dell’Apocalisse, Bollati Boringhieri, Torino, 2014.
6 M. Tozzi, Pianeta terra ultimo atto, Rizzoli, Milano, 2012.
7 B. McGuire Bill, Guida alla fine del mondo, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2003.
8 Cit. in Chomsky, op. cit., p. 21.
9 G. Dyer, Le guerre del clima, Tropea ed., Milano, 2012.
10 G. Mastrojeni, A.Pasini, Effetto serra effetto guerra, Chiarelettere, Milano, 2017.

 

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