Emergency ammaina la bandiera issata solo un anno fa nel piccolo villaggio di Gernada, ai bordi della Libia orientale governata dal generale Khalifa Haftar, vicino a Bengasi e alla Derna dove sventolavano i drappi neri dell’Isis. Troppe le violenze e le intimidazioni. Nessuna garanzia. Impossibile continuare.
Una scelta con pochi precedenti: accadde solo in Afghanistan, dopo il sequestro Mastrogiacomo e il caso dei tre cooperanti arrestati. «La situazione e’ diversa — dice Gino Strada, fondatore di Emergency —. Non abbiamo mai abbandonato l’Afghanistan e non lo faremo con la Libia. Ma qui la scelta s’e’ rivelata infelice. E in un momento in cui gli ospedali vengono perfino bombardati, era inutile stare a prendere altri rischi».
S’e’ aspettato di dimettere gli ultimi feriti e lunedì scorso c’e’ stata la consegna delle chiavi al ministro della Sanita’ del governo di Tobruk, Reida al Oakley, fra lacrime e richieste di rimanere: dopo 1.500
ricoveri e 500 interventi di chirurgia di guerra, il materiale e i medicinali sono sufficienti per far funzionare i reparti altri sei mesi, «poi si vedra’ se si può riaprire in qualche angolo di Libia piu’ sicuro» (dal Corriere della Sera del 28-09-2016, Emergency abbandona la Libia. Pressioni degli uomini di Haftar di Francesco Battistini).
In questa puntata speciale di Radio Emergency  Roberto Vacca intervista Luca Rolla che e’ stato il coordinatore dell’ospedale di Emergency a Gernada in Libia.

Alcune immagini dell’ospedale di Gernada

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