Maol – Miguel Ángel Roig, professore e pastore emerito della chiesa avventista in Spagna, racconta l’esperienza della prima avventista in Albania dalle pagine di revista.adventista.es, e ci fa riflettere sulla fedeltà in tempo di crisi, come la pandemia che viviamo oggi.

Meropi Gjika nacque nel 1907 nella città di Korçë, nel sud-est dell’Albania. Questa città si trova a pochi chilometri dal confine con la Grecia e a breve distanza da quella che oggi è la Macedonia del Nord. Per questo motivo, Meropi Gjika, come molti nella regione, parlava greco oltre all’albanese.

All’inizio degli anni ’40, l’organizzazione della chiesa avventista inviò un pastore, di origine albanese da parte di madre, per cercare di dare il via all’opera in questo Paese. Era il past. Daniel Lewis che arrivò da Boston, nel Massachusetts, e iniziò a svolgere il suo lavoro evangelistico a Korçë perché da quelle parti aveva notizia di lontani parenti. Fu in questo modo che entrò in contatto con Meropi Gjika.

Alla donna piaceva il messaggio che il past. Lewis predicava e desiderava molto prepararsi al battesimo per camminare con il Signore e far parte della chiesa avventista. Iniziò a ricevere studi biblici grazie a una Bibbia in greco moderno regalatale dal past. Lewis. Purtroppo non riuscì a vedere soddisfatto il suo desiderio del battesimo perché nel 1944 fu istituito un regime politico, in Albania, che fin dal primo momento dichiarò guerra aperta a ogni forma di religione.

Enver Hoxja, che fu presidente del Paese per oltre quaranta anni, arrivò al punto di affermare, nel 1967, che l’Albania era una nazione ufficialmente atea (il primo Paese ateo al mondo) e che non vi era più alcuna traccia di religione. Il past. Lewis fu arrestato e messo in prigione. Meropi Gjika gli portò cibo e vestiti fino a quando il pastore morì in seguito alle torture subite sistematicamente, poiché scelse sempre di onorare il Signore in ogni cosa ed essere fedele al sabato. Isolamento e… fedeltà a Dio!

Meropi Gjika, come tutti i credenti in Albania di ogni appartenenza religiosa, era totalmente isolata e senza alcun contatto con la chiesa. E fu così fino al 1991, quando cadde il regime comunista albanese, uno dei più severi dell’Europa orientale, che per più di quattro decenni aveva governato il Paese con il pugno di ferro.

Durante questo isolamento, la nostra protagonista visse brutti momenti, ma cercò di essere fedele al Signore. Conservò la sua Bibbia in greco, ma intanto ne copiava i testi su pezzi di carta e, in segreto, li condivideva con amici e parenti. Suo marito, che era un militare, minacciò ripetutamente di abbandonarla perché, secondo lui, si comportava come una «traditrice della patria», ma lei non si spaventò e continuò la sua opera. Educò i suoi tre figli secondo i principi della fede avventista e condivise le sue convinzioni con alcune persone.

Una volta caduto il regime e con l’avvento della libertà religiosa, la chiesa avventista prese in considerazione la riapertura dell’opera in Albania e, alla fine del 1991, mandò David C. Currie, evangelista australiano, perché svolgesse questa missione. Il past. Currie e sua moglie organizzarono diverse attività evangelistiche, tra cui una serie di conferenze pubbliche. Quando Meropi Gjika venne a sapere che un pastore avventista svolgeva queste iniziative, il suo cuore sobbalzò. Ben presto andò dal pastore e gli raccontò la sua storia; Currie quasi non credeva a ciò che stava ascoltando.

Sapeva che il past. Daniel Lewis aveva lavorato in quelle terre molto tempo prima, ma non avrebbe mai immaginato che, quasi cinquant’anni dopo, avrebbe trovato una delle persone con le quali aveva studiato la Bibbia. Ora era davanti a lui e gli vennero in mente le parole di Salomone: «Getta il tuo pane sulle acque, perché dopo molto tempo lo ritroverai» (Ec. 11:1). Meropi Gjika gli disse subito della sua decisione di essere battezzata e di realizzare così ciò che aveva sognato per tanti anni.

Un incontro con una fine inaspettata
Ma ciò che colpì di più il past. Currie fu quello che successe poco dopo quell’incontro. Un giorno Meropi Gjika venne a trovarlo con una scatola in cui aveva conservato la decima e le offerte durante tutti quegli anni di isolamento. Quando la mise nelle mani del pastore e gli disse che era per lo sviluppo dell’opera del Signore, proprio come dice la Bibbia e come il past. Lewis le aveva insegnato, Currie non riusciva a riprendersi dallo stupore e le chiese: «Sorella, come sei riuscita?». Lei rispose: «Per fedeltà al Signore e anche con gratitudine per tutto ciò che ha fatto per me, e per lo sviluppo della sua causa».

La donna spiegò che era riuscita anche a vedere questo sogno diventare realtà. L’importo che offrì era di 583,56 dollari. Se consideriamo che quando aveva un lavoro stabile guadagnava 4 dollari al mese, ci rendiamo conto che ciò che offriva rappresentava una vera fortuna, era l’equivalente dello stipendio di molti anni. Quando il past. Currie le chiese se avesse mai avuto difficoltà a sopravvivere, lei rispose: «Ho vissuto tantissime difficoltà, non puoi immaginarle, ma non mi è mai passato per la testa di prendere un solo centesimo di ciò che apparteneva al Signore».

Anche noi oggi viviamo un periodo di confinamento, cosa fare delle decime e delle offerte? Se le chiese sono chiuse, spiega il past. Miguel Ángel Roig, non possiamo donare durante i momenti speciali del culto in situ, ma tramite bonifico bancario (molte persone lo fanno in questo modo) possiamo ugualmente inviare l’importo che normalmente consegniamo ogni sabato, in buste o in contanti, al momento della raccolta delle offerte. Se non ci è possibile, mettiamole da parte.

Meropi Gjika fu la prima persona a essere battezzata in Albania, nel 1992, dopo la caduta del comunismo. Non era stato necessario istruirla, ma piuttosto ratificare ciò che già sapeva. Mentre si trovava accanto al past. Currie e dopo che questi pronunciò le parole «ti battezzo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo», Meropi Gjika alzò lo sguardo e il braccio destro al cielo e disse: «Grazie, Signore, per aver perdonato i miei peccati e avermi ricevuto nel tuo seno», poi fu sepolta nelle acque battesimali.

Meropi Gjika si è addormentata nel Signore il 17 febbraio 2001, all’età di 97 anni. Non vide il suo terzo grande sogno diventare realtà, quello delle chiese avventiste in Albania e la chiesa organizzata nel suo paese. Oggi, tuttavia, questa è una realtà e in essa si è adempiuta quella promessa del terzo angelo che dice: «beati i morti che da ora innanzi muoiono nel Signore. Sì, dice lo Spirito, essi si riposano dalle loro fatiche perché le loro opere li seguono» ( Ap. 14:13).

La vita e l’esempio di Meropi Gjika, all’epoca del confino del feroce regime albanese di Erven Hoxta, conclude Miguel Ángel Roig, sono una vibrante testimonianza di dedizione, impegno e fedeltà al Signore per oggi e le generazioni future. Senza dubbio, quando Gesù tornerà, sarà una di quelle persone che sentiranno dalle labbra del loro amato Maestro le commoventi parole: «sei stato fedele in poca cosa, ti costituirò sopra molte cose; entra nella gioia del tuo Signore» (Mt 25:21).
[LF]

[Fonte: Revista Adventista. Foto: Archivo Histórico Adventista]

 

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