NA - Notizie AvventisteFrancesco ZenzaleIniziamo oggi una nuova serie di riflessioni che ci accompagneranno per alcune settimane.

“Gesù gli disse: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina. E sull’istante quell’uomo guarì e, preso il suo lettuccio, cominciò a camminare” (Gv 5:9-9).
È difficile da immaginare: 38 anni di malattia debilitante senza che nessuno lo aiutasse a entrare nell’acqua! Il fatto che fosse lasciato indietro, scavalcato dagli altri che volevano arrivare lì per primi, ce la dice lunga sulla condizione di peccato e di egoismo dell’umanità. Se quest’uomo avesse potuto trovare quattro amici come quelli che aiutarono il paralitico di Marco 2, la sua situazione sarebbe stata molto diversa. Pur non potendo contare su nessun altro, l’uomo non fu abbandonato a se stesso: questa volta fu Gesù stesso, il Grande Medico, ad avvicinarsi a lui (cfr. Gv 5:2-18).

Dopo avere guarito l’uomo, anche se era di sabato, Gesù gli disse: “Alzati, prendi il tuo lettuccio, e cammina” (v. 8). Quando i capi del popolo lo videro che trasportava il suo lettuccio, lo accusarono di infrangere la legge. “È sabato”, gli dissero, “e non ti è permesso portare il tuo lettuccio” (v. 10).

Invece di stupirsi per la sua guarigione, forse anche felici per quest’uomo che era stato infermo così a lungo, essi si preoccuparono della “legge”. Anche se la Scrittura non lo dice, non sarebbe difficile immaginare questi accusatori come coloro che lo avevano ignorato e abbandonato a giacere per terra, senza cercare di condurlo alla vasca.

Forse anche noi facciamo parte di questa simpatica categoria di religiosi? Nel vangelo di Matteo, a conclusione del discorso profetico, Gesù illustra il modo in cui credente deve mettere in pratica la sequela: “ebbi fame e mi deste da mangiare; ebbi sete e mi deste da bere; fui straniero e mi accoglieste; fui nudo e mi vestiste; fui ammalato e mi visitaste; fui in prigione e veniste a trovarmi” (Mt 25: 35-36).

Tale modo di agire a poco a che fare con la liturgia, con l’osservanza ideologica e strumentale della legge o del sabato. Esso è l’espressione del modus vivendi specifico di Cristo, il quale ogni discepolo dovrebbe tradurlo nel quotidiano.

Infatti, i fedifraghi sono privati della presenza di Cristo e del regno di Dio. La loro scelta di vita gli accomuna al diavolo e ai suoi angeli (demoni). “Andate via da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli! Perché ebbi fame e non mi deste da mangiare; ebbi sete e non mi deste da bere; fui straniero e non m’accoglieste; nudo e non mi vestiste; malato e in prigione, e non mi visitaste” (Mt 25:41-43).

Io credo che il valore del sabato è tale quando la sequela acquisisce un valore redentivo e integrativo anche degli altri. Quando il nostro modus vivendi rispecchia quello di Cristo, il Messia ritornerà.

Per domande o assistenza pastorale: assistenza@avventisti.it

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