Francesco Zenzale – “Dio disse: ‘Chi ti ha mostrato che eri nudo? Hai forse mangiato del frutto dell’albero che ti avevo comandato di non mangiare?’. L’uomo rispose: ‘La donna che tu mi hai messa accanto, è lei che mi ha dato del frutto dell’albero, e io ne ho mangiato’. Dio il Signore disse alla donna: ‘Perché hai fatto questo?’. La donna rispose: ‘Il serpente mi ha ingannata e io ne ho mangiato’” (Ge 3:11-13).

In questa breve riflessione non posso permettermi di analizzare ogni aspetto esistenziale e teologico del testo biblico citato, ma le domande che Dio rivolge ai nostri progenitori sono apparentemente ironiche. Dio sapeva perfettamente ciò che era successo e come avrebbero reagito. Tuttavia non si compiace della sua onniscienza e non li abbandona al loro eterno destino, ovvero la morte. Si avvicina in punta di piedi, si rivolge ad Adamo ed Eva con compassione, come Gesù con la Maddalena, e poi cerca di aiutarli a rinsavire. Ma questi aggravarono la situazione con un atteggiamento da irresponsabili. Che tristezza!

Non sono dei bambini che solitamente di fronte a una birbanteria si discolpano accusandosi reciprocamente. Sono degli adulti, creati a immagine di Dio, che vivono ancora in un ambiente incontaminato. Ma hanno già perso la semplicità, la purezza, la trasparenza, ecc. Il peccato s’era già annidato nella loro coscienza etica e spirituale. Aveva alterato la percezione di se stessi e del rapporto con Dio e con il prossimo, in modo indelebile.

Chi ti ha mostrato di essere nudo? Parole che stimolano l’introspezione e la riflessione. L’accaduto non doveva passare inosservato. Se desideriamo cogliere la grazia di Dio, è importante conseguire la consapevolezza dei propri errori (cfr. Sl 19:12), soprattutto quando coinvolgono gli altri e il futuro dell’umanità. Non c’è peccato o atto sconsiderato fine a se stesso!

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