Francesco Zenzale – In occasione dell’ultima cena, Gesù “prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: ‘Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me’. Allo stesso modo, dopo aver cenato, diede loro il calice dicendo: ‘Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue, che è versato per voi’” (Luca 22:19-20).

Verosimilmente, in questa intima esperienza, Gesù non si sofferma tanto sul dramma della morte che stava per subire. Si avvicinava l’ora degli empi! (cfr. Matteo 26:45; Luca 22:53). Nella sua mente albergava il pensiero che la sua morte avrebbe avuto un significato cosmico ed eterno per chi avrebbe colto in quell’atto violento la fine del male, la sconfitta del peccato e del nulla, quindi il trionfo del regno del Padre. Egli non avrebbe più mangiato il simbolo del suo corpo, né bevuto il frutto della vita, fino al giorno in cui sarebbe venuto il regno di Dio (cfr. Luca 22:16-18; Apocalisse 19:9).

L‘espressione “questo è il mio corpo dato per voi” esprime l’insegnamento che Gesù ha offerto se stesso, da innocente, in favore dell’umanità. Lo stesso vale per la locuzione “Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue, che è versato per voi”. Il sangue, simbolo della vita, che egli ha versato in nostro favore, ci offre la gioia di essere vincenti sul peccato e sulla morte come anche lui lo è stato.

Gesù, nella sua umanità, anticipa anche l’acutizzarsi di due realtà contrapposte che hanno caratterizzato l’esperienza umana sin dalla nascita.

1. Morte e vita. Un binomio antitetico che nelle ultime ore della sua presenza su questa terra caduca e speranzosa (cfr. Romano 8:19-23) duellano in Gesù uomo. In questa immane lotta, la natura umana corruttibile e mortale cede il passo: è sconfitta, polverizzata. Nella sua morte la vita fluisce trionfante a tal punto che il corpo seminato corruttibile, ignobile, naturale, finalmente zampilla incorruttibile, glorioso e spirituale (1 Corinzi 15:42-47).

2. Trasgressione e obbedienza, intesa come armonia con il cielo. Si sfidano e, finalmente, l’uomo secondo Dio stravince ponendo fine al peccato e a ogni forma di trasgressione. Infatti, “come per la disubbidienza di un solo uomo i molti sono stati resi peccatori, così anche per l’ubbidienza di uno solo, i molti saranno costituiti giusti” (Romani 5:19).

Da quanto evidenziato si evince che il percorso di vita di Gesù, la sua morte e la sua esplosiva risurrezione in favore dell’umanità sono elementi essenziali della salvezza. Finalmente il peccato e  la nostra natura bio-degradabile, di cui lui si era fatto carico, sono disintegrati.

Grazie a questo atto esplosivo, conseguente all’amore di Dio in nostro favore, abbiamo Gesù Cristo che ha vissuto, è morto ed è risorto (cfr. Romani 8:31-38); lo Spirito Santo che cammina con noi con sospiri ineffabili, rendendoci consapevoli del bisogno di Cristo, della salvezza che egli ha conseguito per noi (cfr. Giovanni 16:8-11), dei suoi doni che ci permettono di pervenire alla statura perfetta di Cristo, permettendoci di vivere nella pienezza di Dio (cfr. Efesini 4:11-13; 3:14-21); e infine abbiamo l’amore di Dio Padre che ci accoglie senza riserve, risvegliando in noi il desiderio di amarlo e di orientare quest’amore verso il prossimo (cfr. Matteo 25:31 e seguenti).

Il Signore viene incontro a noi come uno che ama tanto (Giovanni 3:16), facendoci conoscere ciò che è bene; che altro potrebbe chiederci se non di amarlo “con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente e di amare il tuo prossimo come te stesso” (Matteo 22:36-40).

Pubblicato in omaggio e memoria dell’autore scomparso di recente.

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