Francesco Zenzale – Il linguaggio della salvezza si colora di immagini tratte dal contesto giuridico, sociale, economico, cultuale e familiare del primo secolo. Era così grande il desiderio di comunicare una verità straordinaria e sconvolgente che gli apostoli, per timore di non spiegarsi bene, hanno moltiplicato le metafore e le similitudini per presentare l’offerta di grazia e di perdono in Cristo, fondamento della nuova “creazione”.

Tuttavia le immagini vanno prese per quelle che sono: semplici illustrazioni. Spingersi oltre può significare introdurre una forzatura che rischia di nascondere più di quanto possa aiutarci a capire. Tutte le immagini vanno prese nel loro insieme e, piuttosto che soffermarsi sui dettagli, si dovrebbe cogliere il panorama che esse ci presentano. Quali sono i termini che annunciano la salvezza?
1. La giustificazione indica il bisogno di essere legalmente graziato o perdonato. L’immagine è tratta dal contesto forense e risolve il problema della colpevolezza (Romani 3:21,24; Galati 2:3).
2. La riconciliazione deriva dal contesto relazionale in cui l’inimicizia introduce l’elemento di sofferenza e quindi occorre ristabilire e recuperare quelle relazioni interrotte (2 Corinzi 5:18-20; Romani 5:10,11; Colossesi 1:20).
3. Dal mondo del commercio, della guerra e degli affari deriva il concetto di riscatto. Il problema è il denaro che manca e la soluzione è il pegno che viene dato in garanzia (1 Corinzi 1:30; Efesini 1:7,14).
4. Il concetto di purificazione è collegato al corpo umano che ha bisogno di un bagno ristoratore per togliersi di dosso la sporcizia (1 Corinzi 6:11; Efesini 5:2-6; Tito 2:12).
5. L’adozione è presa in prestito dalla vita familiare segnata dal lutto: orfani indifesi sono i figli che hanno perso i genitori. L’adozione, atto gratuito, è la soluzione che offre un nuovo focolare a chi ha subito quella triste perdita (Romani 8:13-23; Galati 4:5; Efesini 1:5).
6. L’idea della salvezza è tratta dal contesto di un imminente pericolo di vita in cui gli “infermieri e i medici” lottano per salvare la vita del paziente e offrono al malcapitato l’aiuto necessario per fugare il pericolo di morte (Efesini 2:5,8; 2 Timoteo 1:18; Tito 3:5).
7. Il perdono è collegato alla remissione di un debito che un individuo è costretto a contrarre a causa di circostanze avverse della vita (un raccolto perduto, una calamità naturale, l’emigrazione…) (Romani 4:4; Colossesi 1:14; Efesini 1:7).
8. La liberazione deriva dal contesto sociale ed è legato alla pratica della schiavitù. Il fallimento di un’impresa si risolveva concedendo se stessi come servi al parente prossimo in grado di riscattare le proprietà perdute, ma in questo caso la soluzione è la libertà ritrovata (1 Corinzi 7:22; Galati 5:1 Romani 8:2).
9. Il concetto di espiazione è collegato al culto e al santuario in cui era fondamentale che il sacrificio fosse in grado di cancellare ogni colpevolezza (Romani 3:25; Efesini 5:2).
10. Sempre dal mondo religioso deriva anche il concetto di santificazione. Per Paolo la santificazione non è un processo ma è qualcosa di più ampio. Dal momento in cui il credente si affida a Cristo è già “santificato” e “giustificato” (1 Corinzi 6:11).

Tutte queste illustrazioni ci fanno comprendere l’ampiezza del piano divino a favore dell’uomo, ma non esiste una graduatoria per stabilire quale sia l’immagine più importante. L’opera di Cristo va oltre queste illustrazioni. Semper maius, Dio ci conduce oltre a quello che in Cristo ci ha già donato, ma quando vogliamo forzare le illustrazioni si rischia di rendere incomprensibile quello che l’immagine desiderava semplificare.

Nota
Questa riflessione è stata tratta da uno studio non pubblicato del past. Giuseppe Marrazzo.

Pubblicato in omaggio e memoria del past. F. Zenzale.

Condividi

Articoli recenti