Francesco Zenzale – Secondo la parola, al “principio” tutto era “molto buono” (Genesi 1:31). L’armonia regnava in ogni dimensione della creazione. Dal caos Dio aveva creato qualcosa che va oltre ogni immaginazione o ipotesi di comprensione su ciò che l’uomo può intendere con i termini di compiutezza, armonia e immagine di Dio. Nel primo capitolo della Genesi non si coglie nessuno elemento teologico o ingiunzione morale che ci induce a pensare al peccato, al disordine o alla morte. L’immagine di Dio era ben impressa nell’uomo che lo differenziava dal resto della creazione. “Crescete e moltiplicatevi” costituiva un invito a vivere perfettamente integrati nello spazio e nel tempo e in armonia con il cielo. La facoltà di pensare, di agire, di parlare, di muoversi e di procreare rifletteva particolari di natura divina. Le indicazioni su cosa mangiare evidenziavano la facoltà di nutrirsi nel rispetto della natura fisiologica, come anche l’espressione di una armoniosa esistenza con il resto della creazione, di cui Dio era l’artista.

Nel principio, in un tempo indefinibile, non c’era “l’albero della conoscenza del bene e del male” o per lo meno non era nell’intenzione di Dio porre la sua creatura di fronte a una scelta etico-spirituale. Tutto era “molto buono”, a tal punto che Dio decise concedersi una pausa contemplativa, di soddisfazione per il frutto del suo amore, della sua creativa perfezione (cfr. Genesi 2: 1-3).

Nel secondo capitolo la prospettiva cambia. Le ingiunzioni etiche e spirituali sono ben evidenti e incisive. L’autore introduce l’idea della trasgressione e della morte, espressa sommariamente nel terzo capitolo. Non conosciamo il tempo che è trascorso dalla creazione di Adamo ed Eva all’ingiunzione a “non mangiare il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male” e al peccato. Sono aspetti che l’autore tralascia, perché ciò che ha valore non è il tempo in sé quanto il modo in cui la tela della vita è imbrattata. E l’autore la dipinge con i colori a lui familiari: il viscido e arrogante serpente, il morboso interesse di Eva, il desiderio di Adamo di essere come Dio, il distacco etico-spirituale da Dio e dal resto del creato, il forte senso di inadeguatezza e infine una significativa pennellata di misericordia. Sul far della sera, in una delle sue innumerevoli passeggiate, “Dio il Signore chiamò l’uomo e gli disse: ‘Dove sei?’” (Genesi 3:9).

 

 

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