Il 27 gennaio 1945 è il giorno in cui, alla fine della Seconda guerra mondiale, i cancelli di Auschwitz vengono abbattuti dalla sessantesima armata dell’esercito sovietico. Le Nazioni Unite hanno voluto così fissare questo giorno diventato simbolico.

Qual è il significato ebraico del termine “Shoah”? Da quali radici nacque il genocidio, razionale, studiato e organizzato di sei milioni di ebrei e di tanti altri nei campi di sterminio?

Anhe in queste ultime settimane e mesi si sono verificate azioni di violenza di vario genere. Tanto odio acceso ancora contro gli ebrei. È solo una questione culturale?

Primo Levi, insieme alle righe vere e profonde di “Se questo è un uomo” e ad altre considerazioni e ricordi sul tema della Shoah, scrisse questa frase: «L’Olocausto è una pagina del libro dell’Umanità da cui non dovremo mai togliere il segnalibro della memoria». Perché tenere fissata la memoria, perché ricordare sempre e per sempre quella pagina?

Intervista di Mario Calvagno e Carmen Zammataro al prof. Marco Cassuto Morselli, Presidente della Federazione delle Amicizie Ebraico-Cristiane, già docente di filosofia ebraica e storia dell’ebraismo presso il corso di laurea in studi ebraici del Collegio Rabbinico Italiano – Roma.

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