N3-Irena SendlerNotizie Avventiste – In occasione della Giornata della Memoria, per non dimenticare, vogliamo ricordare una donna cristiana polacca che mise a rischio la propria vita per salvare tanti bambini ebrei durante la pazzia nazista. Si tratta di Irena Sendler, infermiera e assistente sociale, che collaborò con la Resistenza nella Polonia occupata durante la seconda guerra mondiale.

Insieme con altri membri della Resistenza, Irena salvò circa 2.500 bambini ebrei, facendoli uscire di nascosto dal ghetto di Varsavia con vari stratagemmi. Dava loro documenti falsi recanti nomi cristiani e li faceva rifugiare in famiglie cristiane, oppure in alcuni conventi. Riuscì anche a procurare circa 3.000 falsi passaporti per aiutare le famiglie ebraiche.

Irena Sendler scriveva su dei fogli i nomi veri dei bambini accanto a quelli falsi e nascondeva questi elenchi in bottiglie di vetro e vasetti di marmellata che seppelliva sotto un albero del suo giardino, nella speranza di poter un giorno riconsegnare i bambini ai loro genitori.

“Avrei potuto fare di più. Questo rimpianto non mi lascia mai”, affermò una volta Irena.

Nell’ottobre del 1943, la donna fu arrestata dalla Gestapo e pesantemente torturata. Le furono spezzate gambe e braccia, e rimase inferma a vita. Lei però non rivelò il segreto sepolto sotto il suo albero. Dopo essere stata condannata a morte, la Resistenza polacca la salvò corrompendo i soldati tedeschi che dovevano condurla all’esecuzione. Il suo nome fu così registrato tra i giustiziati e poté vivere nell’anonimato fino al termine della guerra, continuando a salvare i bambini ebrei.

Finita la guerra, gli elenchi di Irena furono consegnati a un Comitato ebraico che riuscì a rintracciare circa 2.000 bambini, anche se gran parte delle loro famiglie erano state sterminate a Treblinka e negli altri lager.

Nel 1965, Irena Sendler fu riconosciuta dallo Yad Vashem di Gerusalemme come una dei giusti tra le nazioni. Alcuni studenti di un college del Kansas riscoprirono, nel 1999, la storia di questa donna e si adoperarono perché fosse conosciuta nel mondo. Da allora, Irena ricevette vari riconoscimenti anche importanti, tra cui la più alta decorazione civile della Polonia, l’Ordine dell’Aquila Bianca, e il premio Jan Karski “Per il coraggio e il cuore”, assegnatole dal Centro Americano di Cultura Polacca a Washington.

“Ogni bambino salvato con il mio aiuto è la giustificazione della mia esistenza su questa terra, e non un titolo di gloria”, scrisse Irena che si è spenta a Varsavia nel 2008. Il ricordo delle sue azioni, del suo coraggio e amore per la giustizia resta ancora vivo.

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